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Vincitore del Premio del Pubblico al Toronto Film Festival 2018, Green Book è un progetto carico di passione, emotività e vanta interpretazioni straordinarie firmate dal candidato all’Oscar Viggo Mortensen e dal Premio Oscar Mahershala Ali.
«Un nero e un bianco lontani anni luce per gusti, carattere e cultura attraversano gli Usa scoprendo mille cose sul loro Paese ma soprattutto su se stessi, i loro pregiudizi e come superarli» - Fabio Ferzetti, l'Espresso
«Cinque Golden Globe vinti e tre candidature all'Oscar, Greenbook si presenta come un classico road movie imbastito sul motivo altrettanto classico di una «strana coppia» formata da individui in ogni senso opposti: il tutto ambientato nel 1962 - tre anni prima dell'abrogazione delle leggi segregazioniste in vigore negli Stati ex-confederati - quando i viaggiatori di colore non si avventuravano nel Sud senza il Greenbook del titolo, ovvero una guida che riportava i nomi degli hotel, ristoranti, luoghi pubblici dove erano ammessi» - Alessandro Levantesi, la Stampa
Nel 1962, dopo la chiusura di uno dei migliori club di New York in cui lavorava, il buttafuori italoamericano Tony Lip deve a tutti i costi trovare un lavoro per mantenere la sua famiglia. Accetta di lavorare per il pianista afroamericano Don Shirley e decide si seguirlo in tour nel sud degli Stati Uniti. Nonostante le differenze e gli iniziali contrasti, tra i due si instaurerà una forte amicizia.Premi
Oscar 2019 - Miglior film (Jim Burke, Charles B. Wessler, Brian Currie, Peter Farrelly e Nick Vallelonga)
Migliore attore non protagonista (Mahershala Ali)
Migliore sceneggiatura originale (Nick Vallelonga, Brian Currie e Peter Farrelly)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Film sul tema razzismo nell'America anni 60 totalmente originale. Tony accetta di fare da autista e guardia del corpo al pianista di colore Don per un tour nel sud degli stati uniti. Tra i due nascerà un'inevitabile amicizia, nonostante le differenze iniziali. Toccante il fatto di come il pianista si senta distante sia dai bianchi che dalla sua gente.
Ci fu un'epoca in cui i film di Hollywood grondavano di fastidiosi stereotipi: basti pensare ai tanti film western dove i poveri messicani erano raffigurati come zotici e violenti; oppure ai numerosi polizieschi, dove i gangster erano quasi sempre presentati come afroamericani o latini; per non parlare dei film sulla mafia, rigorosamente di origini italiane o irlandesi. Forse l'industria cinematografica statunitense ha deciso di "espiare" le colpe del passato? Ormai è chiaro che al giorno d'oggi stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione culturale di cui ancora non mi è chiaro se Hollywood ne sia un'attivo mezzo di propaganda - qualcuno ha detto che "la cinematografia è l'arma più forte" - oppure una semplice interprete. Ovviamente la rivoluzione di cui parlo è quella del politicamente corretto e dell'ideologia "Woke". D'altronde, solo così si spiega il fatto che questa bella e toccante storia, realmente accaduta negli anni '60, sia saltata fuori e trasposta in un film solo adesso, a distanza di oltre cinquant'anni. Il film è sicuramente piacevole e il livello tecnico è molto alto: magistrale Viggo Mortensen che interpreta l'unico personaggio del film che, come prevedibile, non poteva e non doveva (sigh!) liberarsi dal suo irritante stereotipo: è un bianco italoamericano e quindi rozzo, ignorante, a corto di denaro, sovrappeso, eterosessuale e familista. Egli, nonostante tutti questi gravi "difetti", ha un animo buono e ciò, alla fine, nonostante tutto, lo riabilita (evviva!). Anche l'interpretazione di Mahershala Ali è di altissimo livello. Questi veste i panni del pianista afroamericano che invece è raffinato, colto, ricco, omosessuale e tristemente solo. Personalmente concordo con chi lo ha definito un film "ruffiano", "furbo" e intriso di buonismo. Gli U.S.A. restano ancora oggi un paese con enormi sacche di razzismo e purtroppo non basterà il surreale e utopico finale di questo film a cancellare il problema con un colpo di spugna.
Film bellissimo sul razzismo con un grande Viggo Mortensen !!
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
‘Green Book’, una strana coppia a spasso contro il razzismo
Viggo Mortensen e Mahershala Ali sono il dream team di questo feel-good movie, un viaggio nell'America del Sud degli anni '60
Don Shirley (Mahershala Ali) è un pianista afroamericano di formazione classica in tour in una parte dell’America che, negli anni ’60, non è ancora pronta ad abbracciare l’integrazione. Per fargli da autista nel viaggio, Don sceglie curiosamente Frank Anthony Vallelonga, a.k.a Tony Lip (Viggo Mortensen), il cliché dell’italiano chiaccherone e chiassoso temporaneamente fuori dal libro paga della mafia, per cui prima faceva il buttafuori a New Yawk. L’inizio non è certo dei migliori, con Don che sembra un re nel suo appartamento chic sopra Carnegie Hall. Tony sostiene con il suo datore di lavoro di essere di larghe vedute: “Io e mia moglie abbiamo invitato un paio di neri per un drink” dice a Don. (In una scena precedente, due uomini di colore che lavorano a casa di Tony bevono da bicchieri che poi lui cestinerà).
Quello che segue è una sorta di A spasso con Daisy al contrario, con i due che partono per un tour di otto settimane pieno di ostacoli. Autista e passeggero hanno due cose dalla loro parte: i muscoli di Tony e The Negro Motorist Green-Book, una guida pubblicata tra il 1936 e il 1966 per consigliare i viaggiatori neri su dove alloggiare e cosa evitare nel Sud di Jim Crow. Alla vera amicizia tra Don e Tony è ispirato Green Book, che ha già vinto il People’s Choice Award al Toronto Film Festival, 3 Golden Globes (tra cui quello come Best Motion Picture – Musical or Comedy) ed è candidato a 5 Oscar.
Celebre per le commedie demenziali che ha realizzato con il fratello Bobby – dite quello che volete di Scemo e più scemo, ma Kingpin è immortale – l’impressionante debutto solista dietro la macchina da presa di Peter Farrelly è un film dai toni mutevoli. Scritta dallo stesso Farrelly, da Brian Hayes Currie e dal figlio di Tony, Nick Vallelonga, la sceneggiatura è piena di un’intensa serietà che rende più profonda la sua parte divertente. Le risate arrivano facili quando Tony insegna a Don le meraviglie del pollo fritto mentre il musicista aiuta il suo autista a scrivere lettere alla moglie, Dolores (Linda Cardellini). E ci sono anche momenti brutali in un’epoca in cui il profiling razziale aveva la legge dalla sua parte. Green Book è un film sulle classi e sulla razza, e Farrelly si rifiuta giustamente di mostrare per forza un bel quadretto.
Mahershala Ali, Oscar come non protagonista per Moonlight, è superbo nel trovare la rabbia sepolta in un artista raffinato, deciso a sfidare gli americani che non hanno mai accettato l’abolizione della schiavitù. Ci fa vedere che Don non trova un posto a cui appartenere. E l’attore, che ha avuto l’aiuto di una controfigura al piano per le scene del club, è semplicemente stupendo nel mostrare quanto Don sia vivo nella sua arte. Tony percepisce il suo genio, ma è inorridito dal fatto che Don non conosca Chubby Checker o Little Richard: “Sono più nero di te,” gli dice secco l’autista.
Mortensen è formidabile, è ingrassato oltre 13 kg per interpretare questo bestione con il clacson pesante del Bronx e la stupefatta consapevolezza che i suoi pugni non possono cambiare un cavolo. Certo, Tony mena gli ipocriti bianchi che applaudono Don sul palco e poi lo escludono dai loro ristoranti. Ma non confondetelo con un altro salvatore bianco. Il ruolo è un punto di svolta per l’attore, il cui talento drammatico è scontato (vedi La promessa dell’assassino e Captain Fantastic), ma Mortensen dimostra di avere un vero dono anche per la commedia. Lui e Ali sono in grado di fare qualunque cosa.
Green Book termina in un ondata di sentimenti a tema natalizio che probabilmente infastidirà molta gente. Ma guardando più da vicino vedrete che Farrelly non dimentica mai le ombre in agguato fuori dalla feroce ma fragile connessione che Don e Tony hanno trovato in due mesi sulla strada. Troppo semplice? Può essere. Ma in un momento in cui gli USA sono più divisi che mai, il film offre una possibilità di redenzione. Grazie al dream team composto da Mortensen e Ali, il pubblico farà il tifo per loro. A ragione.
Di PETER TRAVERS
Un classico film americano da grande pubblico scritto, diretto e interpretato con tutti gli attributi: un vero spasso
Trama
New York City, 1962. Tony Vallelonga, detto Tony Lip, fa il buttafuori al Copacabana, ma il locale deve chiudere per due mesi a causa dei lavori di ristrutturazione. Tony ha moglie e due figli, e deve trovare il modo di sbarcare il lunario per quei due mesi. L'occasione buona si presenta nella forma del dottor Donald Shirley, un musicista che sta per partire per un tour di concerti con il suo trio attraverso gli Stati del Sud, dall'Iowa al Mississipi. Peccato che Shirley sia afroamericano, in un'epoca in cui la pelle nera non era benvenuta, soprattutto nel Sud degli Stati Uniti. E che Tony, italoamericano cresciuto con l'idea che i neri siano animali, abbia sviluppato verso di loro una buona dose di razzismo.
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