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Landauer rientra tra le principali e più suggestive figure dell'anarchismo tedesco. La sua riflessione e insieme la sua militanza politica ricadono all'interno di una delle stagioni cruciali della storia del socialismo europeo, quella cioè compresa tra il congresso di Londra della Seconda internazionale (1896), in occasione del quale si consumò l'esclusione definitiva degli anarchici, e l'ondata rivoluzionaria che attraversò il continente nei mesi immediatamente successivi alla conclusione della prima guerra mondiale. Paradigmatico esempio di "uomo di frontiera" costantemente in bilico tra contesti sociali e culturali diversi tra loro, ammiratore di Kropotkin e Proudhon, lettore di Nietzsche e Stirner, traduttore di Oscar Wilde e Walt Whitman, sin dalla sua prima formazione Landauer intrecciò una fitta trama di relazioni con alcune delle personalità intellettuali e politiche più affascinanti del tempo tra cui, solo per citarne alcune, Bruno Wille, Constantin Brunner, Martin Buber e Kurt Eisner e coltivò via via un insieme straordinariamente ampio di interessi culturali, dalla critica letteraria alla filosofia del linguaggio, cui abbinò un'altrettanto intensa e costante passione politica. Passione che, nel corso delle diverse fasi della sua tormentata esistenza (fu più volte condannato e tratto in arresto dalle autorità giudiziarie della Germania guglielmina), si tradusse a sua volta in una pressoché ininterrotta attività di divulgatore e di conferenziere politico, di animatore di circoli socialisti e anarchici, di pubblicista, di editore e infine di vero e proprio politico, allorché, durante la breve eppur significativa esperienza della Repubblica dei Consigli di Baviera, assunse l'incarico di Commissario del popolo per l'istruzione, impegnandosi personalmente nell'elaborazione di un'audace riforma del sistema scolastico e universitario in senso marcatamente democratico.
Di questa generosa e complessa figura di pensatore eterodosso il denso volume di Gianfranco Ragona ripercorre in maniera estremamente approfondita l'intera parabola biografico-intellettuale, soffermandosi in particolare su alcuni fondamentali nodi tematici della sua riflessione politica, tra cui l'originale declinazione del rapporto tra individuo e comunità, la dimensione prevalentemente etica e libertaria del suo socialismo, l'aspirazione messianica all'emancipazione, trasformazione e rigenerazione universale. Ciò che emerge dallo sforzo analitico dell'autore non è dunque solo l'attenta ricostruzione, passo dopo passo, dell'itinerario biografico e intellettuale di Landauer (effettuata peraltro attraverso il continuo riferimento a fonti sinora perlopiù inesplorate), ma anche l'accurata ricomposizione di un'intera stagione della storia tedesca ed europea, con i suoi protagonisti, i suoi eventi e i suoi principali fermenti culturali.
Sebbene rischi talora di divagare eccessivamente e di far quindi perdere unità all'esposizione, l'ampia contestualizzazione operata dall'autore, suffragata dal richiamo a una vastissima letteratura secondaria, consente di cogliere appieno le sfumature della riflessione di Landauer rispetto alle grandi discussioni ideologiche e culturali del suo tempo e alle diverse posizioni di volta in volta assunte dalle principali figure di riferimento del movimento socialista internazionale, da Eduard Bernstein e August Bebel a Rosa Luxemburg e Wilhelm Liebknecht. Per questa via, anche grazie a uno stile espositivo brillante, l'autore riesce con successo a dar conto dello sforzo, non sempre coronato da successo, costantemente effettuato da parte di Landauer nel tentare di trovare una mediazione armonica tra particolare e generale, tra individuo e collettività, tra radicalismo e gradualismo, tra tradizione e rinnovamento, tra marxismo e anarchismo. È proprio alla luce di questo proposito che diviene infine possibile comprendere le ragioni non solo del suo anticapitalismo romantico, del suo comunitarismo tendente alla rivalutazione del passato medievale o della sua originale concezione della rivoluzione non come atto bensì come processo, ma anche quelle del suo serrato e spesso polemico confronto con il marxismo e in particolare con la variante ortodossa incarnata dalla dirigenza del partito socialdemocratico, accusata, sul piano teorico, di sterile dogmatismo e, sul piano della prassi, di tendenze autoritarie. Tra i meriti del volume rientra infine anche un'apprezzabile sobrietà interpretativa in virtù della quale l'autore, di fronte alla spiccata propensione landauriana al sincretismo e all'eclettismo, riesce con lucidità, ma, al tempo stesso, senza nulla togliere alla forza esemplare del suo impegno teorico e pratico, a denunciarne gli evidenti limiti ed eccessi.
Federico Trocini
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