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Speravamo di più dall’intelligenza di Ricoeur, ma non mancano utili riflessioni, ad esempio sulla “vigilanza semantica di un pensiero che si è dato per compito (...) di separare i concetti, di combattere contro le confusioni sia nel discorso che nell’azione”. Bisogna infatti domandarsi non cosa c’è dietro queste distinzioni, ma ancora di più cosa c’è dietro le confusioni? Belle alcune battute, ad es. il “regno anonimo della burocrazia: variante mitigata della dominazione”. E ritorna, nell’approssimazione all’essenziale, l’analogia con le regole di un gioco “il gioco, infatti, offre una illustrazione, di grande significato didattico, della differenza tra due tipi di regole: le regole accettate e le regole imposte”. Inoltre, l’imprevedibilità delle emergenze cerca di scalzare l’azione nella sua innovazione...ed eccoci alla definisce della natalità di Arendt in rapporto all’azione, che non vuole essere cosi il prolungamento di una azione altrui che chiede una reazione. Non senza la preoccupazione di svelare il vero potere che è mascherato è va percepito nella filigrana delle sue maschere e relazioni....anche perché è “l’opinione e non la verità (che NdR) appartiene ai requisiti indispensabili di ogni potere (...) ora, dalla politica, ci si attende che assicuri la durata e la solidità mancanti all’azione. Per questo v’è sempre bisogno di un fattore di legittimazione, che sia nel contempo un fattore di durevolezza”, perché “potere e fondazione sono entrambi necessari alla costituzione della politica, ma non possono coincidere. Il potere è volatile, la fondazione è ciò che solo può renderlo durevole. Essendo l’azione più fragile dell’opera, il potere da cui essa emana ha sempre bisogno d’essere innalzato da un qualche equivalente dell’esperienza romana della fondazione”.Gli elementi "non causano probabilmente mai niente. Divengono origini di eventi quando si cristallizzano" Serve la disperazione della spiegazione nella progressione delle 3 domande: che cosa succedeva?
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