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Indimenticabile. Harris ha colpito ancora: in questo libro, a differenta dei due precedenti, dedica la storia al suo meraviglioso dottor Lecter. Una trama meravigliosa che ti trasporta in un'avventura senza pause. Bella la cura nelle descrizioni dei dettagli che punteggiano la vita di Hannibal. Consiglio.
I romanzi di Harris sono incredibilmente ben scritti e contengono, a monte, un lavorio di documentazione non indifferente. Harris, per l'esattezzza dell'ambientazione in Toscana, vi ha risieduto per diverso tempo, ma è anche stato un assiduo spettatore come giornalista delle sedute processuali relative al caso del "mostro di Firenze". Ho esitato a lungo prima di leggere questo terzo episodio che vede come protagonisti Hannibal Lecter e Clarice Starling (assente dalle vicende di Red Dragon). Avevo visto il film in DVD (dunque, molto più tardi della sua uscita nelle sale cinematografiche) e temevo che le sue immagini ancora troppo fresche potessero guastare il piacere della lettura. In più, ero stato infastidito da critiche severe indirizzate al romanzo al tempo della sua prima uscita in traduzione: soprattutto per una presentazione dell'Italia, di Firenze e italiche superstizioni da alcuni critici ritenuta non lusinghiera. Trascorso il necessario intervallo di tempo per far decantare le immagini del film, mi sono avventurato nella lettura. M'è piaciuta, devo dire, malgrado alcune delle atrocità che vi sono narrate. L'universo che v'è rappresentato è cupo, senza spiragli di salvezza. Nei due romanzi precedenti, c'è - pur nell'atmosfera fosca e trucida che avvolge i personaggi (anche quelli armati delle migliori intenzioni)- un finale consolatorio (all'insegna della solita antinomia: il Bene, anche se per poco, trionfa; il Male - anche se non del tutto - viene sconfitto); in essi, malgrado ciò, la figura di Hannibal rimane inquietante, perchè viene presentato come un personaggio dai gusti raffinati ed estetizzanti, un filosofo, un uomo di bonton che è, nello stesso tempo, un feroce e sadico assassino, nonchè antropofago. In "Hannibal" tale ambiguità raggiunge il suo apice, senza il finale consolatorio che in un romanzo di questo tipo ci si attenderebbe, e piuttosto con una sorta di "happy ending" al rovescio, con il prevalere alla fine del filosofo e dell'esteta, che si rivela anche un ottimo plagiatore. Triste!!!
Peccato. Harris ha rovinato tutto. Con Il silenzio degli innocenti aveva creato due personaggi indimenticabili, che, in Hannibal, si sono trasformati l'uno in un triste macellaio l'altra in una triste sciocchina. Credo che Hollywood abbia purtroppo colpito ancora; ma ho fiducia nell'autore, se ci volesse riprovare (con NUOVI personaggi) non esiterei a scommetere su di lui e a spendere di nuovo 30 Euro per il prossimo libro.
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