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Heimat: la cultura tedesca contemporanea
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Descrizione


Dalla catastrofe del 1945 nasce una "nuova" Germania, la cui vicenda storica si può riassumere nella formula "dal totalitarismo alla democrazia". La prodigiosa rinascita tedesca è in realtà favorita dalla stessa divisione nelle due Germanie e dal contesto della guerra fredda. La parabola storica è poi contrassegnata dall’evento clamoroso del crollo della DDR e della riunificazione (1989-1990). Nel complesso intreccio tra sviluppo economico e politico-giuridico, in ogni campo - dalla letteratura alla filosofia, dalla sociologia al cinema, dalle arti visive all’architettura e alla musica - la cultura ha svolto un decisivo ruolo d’avanguardia nella formazione di una nuova coscienza storica e morale. Un ruolo tanto più prezioso se si pensa che la definizione dell’identità profonda della "nuova" nazione dipende dal rapporto con il grave fardello del suo passato.
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Dettagli

2001
21 settembre 2001
128 p.
9788843020003
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Indice

Introduzione. La Germania nel 1945/La Germania e la "guerra civile europea"/ L’identità di una nuova nazione 1. "Germania, anno zero": dal totalitarismo alla democrazia/Il dramma della modernità/La situazione del 1945/Il nichilismo storico. Benn, Jünger, Heidegger/La Scuola di Francoforte/Bertolt Brecht/ Costellazione culturale del dopoguerra/Paul Celan 2. La Germania della stabilità/L’era Adenauer/Bad Godesberg/Una nuova coscienza morale: B%ll/Letteratura e ideologia/Nuove tendenze: narrativa, drammaturgia, poesia 3. Una nuova fase: il compimento della modernità/La fine dell’era Adenauer/Ideologia e modernità/Un nuovo clima/Il nuovo cinema tedesco/"Germania in autunno" 4. La Germania riunificata: dagli anni ottanta a fine del secolo/Il crollo del muro di Berlino/Il caso Nolte e lo Historikerstreit/La società postmoderna/Figure del postmoderno/ Ultimi eventi.

Voce della critica

In questa breve ma intensa immersione nella cultura tedesca del secondo dopoguerra vengono individuati alcuni temi, più volte ripresi, che investono soprattutto il rapporto con la modernità e gli effetti della ricostruzione di due assetti politici (Brd e Ddr) nati sulle macerie lasciate dal nazismo. Alla vitalità delle nuove avanguardie culturali - emblematica quella del Gruppo '47 che si prefigge di rinnovare la lingua usata dal nazismo - corrisponde, sul piano politico-sociale, il buco nero dell'oblio intorno al passato, apparentemente colmato da un trainante sviluppo economico. Occorre attendere il movimento del 1968, e una nuova generazione, per trovare la volontà di guardarsi indietro e fare i conti con le responsabilità dei padri. Le pagine di Maj sono maggiormente incentrate sulle vicende della Germania federale, il cui territorio, dal punto di vista politico e delle alleanze strategiche nel quale è inserito, viene definitivamente conquistato all'Occidente, categoria, quest'ultima, mai pienamente accettata dalla precedente cultura tedesca, anche a causa di un conflittuale rapporto con la modernità. Viene sondata la cultura tedesca anche al di là dei confini delle Germanie, recuperando, fra le altre, dalla Svizzera tedesca e dall'Austria, le rilevanti figure di Max Frisch, Friedrich Dürrenmatt, Thomas Bernhard e Peter Handke. Persino il cinema, a partire dagli anni sessanta, è immesso in questo complesso affresco sociale, segnato negli anni novanta da una sorta di trauma da riunificazione. Apprezzabili le analisi sulle ragioni del rigurgito neonazista e xenofobo che marca con forza anche il versante orientale, così come è colto il fine metastorico degli assunti di Ernst Nolte. Ne esce l'immagine di un'identità nazionale che, più di altre, è ancora da plasmare, in bilico com'è tra la riappropriazione (democratica) dei simboli della forza e l'univoca e persistente sottolineatura della nuova cesura costituzionale del 1949. Parafrasando il senso del lungo itinerario del regista Edgar Reitz attorno alla Heimat, si ha l'impressione di un processo ricco quanto convulso, alla ricerca di una patria quasi introvabile.

Mirco Dondi

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