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Quante volte succede che leggiamo la trama di un film, ci intriga e parti alla visione senza anteporre ulteriori indugi? Ecco, questo è uno dei casi che ho appena descritto. Questo fatto dello spirito che passa da un corpo all'altro mi ha sempre inquietato ed incuriosito sin da L'esorcista di Friedkin o da Sotto Shock di Wes Craven (a proposito l'inizio è ricalcato proprio su questo film) passando per le varie incarnazioni degli Ultracorpi e finendo con Il tocco del male interpretato dal grande Denzel Washington. Tutto bello. Però; ecco c'è un però! Avevo giurato che non ci sarei ricascato ma stavolta ci sono cascato in maniera inconsapevole. Non lo sapevo. Quando ho visto quella scritta "The Asylum" che campeggiava lì, in bella mostra, all'inizio dei titoli di testa, devo ammettere che mi si è gelato il sangue per un attimo. "Nooo!" La mia esclamazione istintiva. Lo spunto è quello visto in millemila film horror con tipizzazione standard dei protagonisti, tutta carne da macello sin dalla prima inquadratura e che risponde a un preciso cliché: A) Il capobranco. B) La brutta generosa. C) Le belle ma stupide. D) Il palestrato. E) Il secchione e l'immancabile lettera "F": il ribelle, ma simpaticone-sballato. Quindi, dicevo, a partire dalla tipizzazione dei protagonisti è poi tutto un correre precipitosamente verso l'abisso del nonsense; delle solite azioni prevedibili e dei dialoghi scontati. Hold your breath tuttavia a differenza dei "classici" Asylum non è un filmaccio da evitare come la peste bubbonica perché gli interpreti recitato discretamente; anche la fotografia non è niente male (gli effetti speciali.. va bene lasciamo perdere) ma a "stupire" è la regia che a differenze dei suoi predecessori è sufficiente come il film. Si, avete letto bene, questo film si può guardare senza trasformarsi in depressi.
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