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Anno edizione: 2013
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In "Hollywood, Hollywood!" Charles Bukowski, alias Henry Chinaski, racconta il difficile "parto" del film "La danza di Jim Beam," nella realtà, "Barfly," di cui aveva scritto la sceneggiatura. Bukowski riesce a fare un quadro del difficile e ingannevole mondo hollywodiano, in cui si muovono spietati produttori, attori capricciosi o in disperata cerca di notorietà, giornalisti avidi di "gossip," un mondo, in cui egli entra fugacemente a far parte, ma che sente, e sa, di non essere il suo. A mio avviso il limite maggiore di questo libro è che, in fondo, gli ultimi, i veri perdenti, raccontati da Bukowski, in molti altre sue opere sia di prosa che di poesia, in fondo, non sono realmente presenti, se non nei bevitori, reclutati come comparse nel film, quindi ingaggiati per recitare e non colti nelle loro trascinate esistenze. Il vecchio Hank, quasi sempre affiancato dalla moglie Sarah, in questo libro non manca di lanciare le sue tipiche sferzate e di fare acute osservazioni ma la scena è quasi sempre, anzi, troppo occupata dal regista, dai produttori, dagli attori e da altri personaggi impegnati nella realizzazione del film. Il meglio di Bukowski non va cercato nell'ambiente "hollywoodiano" ma in altri suoi libri come "Panino al prosciutto," "Post Office," "Factotum," ecc. dove egli sa dare libero sfogo al suo genio di scrittore, brutale, profondo e diretto con cui ha conquistato, e sempre conquisterà, tanti lettori.
In "Hollywood, Hollywood!" Charles Bukowski, alias Henry Chinaski, racconta il difficile "parto" del film "La danza di Jim Beam," nella realtà, "Barfly," di cui aveva scritto la sceneggiatura. Bukowski riesce a fare un quadro del difficile e ingannevole mondo hollywodiano, in cui si muovono spietati produttori, attori capricciosi o in disperata cerca di notorietà, giornalisti avidi di "gossip," un mondo, in cui egli entra fugacemente a far parte, ma che sente, e sa, di non essere il suo. A mio avviso il limite maggiore di questo libro è che, in fondo, gli ultimi, i veri perdenti, raccontati da Bukowski, in molti altre sue opere sia di prosa che di poesia, in fondo, non sono realmente presenti, se non nei bevitori, reclutati come comparse nel film, quindi ingaggiati per recitare e non colti nelle loro trascinate esistenze. Il vecchio Hank, quasi sempre affiancato dalla moglie Sarah, in questo libro non manca di lanciare le sue tipiche sferzate e di fare acute osservazioni ma la scena è quasi sempre, anzi, troppo occupata dal regista, dai produttori, dagli attori e da altri personaggi impegnati nella realizzazione del film. Il meglio di Bukowski non va cercato nell'ambiente "hollywoodiano" ma in altri suoi libri come "Panino al prosciutto," "Post Office," "Factotum," ecc. dove egli sa dare libero sfogo al suo genio di scrittore, brutale, profondo e diretto con cui ha conquistato, e sempre conquisterà, tanti lettori.
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