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Prosegue, con un bel volume dedicato all'horror, la fortunata collana dei "Dizionari del Cinema" realizzata da Electa in collaborazione con l'Accademia dell'Immagine di L'Aquila. Coerente con le pubblicazioni precedenti, il libro propone un viaggio stimolante nella storia del cinema dell'orrore strutturato per sezioni e completato da un apparato iconografico ricchissimo, che non si configura come un semplice arricchimento, bensì come parte integrante dell'opera stessa. Non si può negare che la letteratura critica dedicata ai generi cinematografici sia molto ampia ma, al tempo stesso, va notato che l'iniziativa di Electa costituisce un unicum nel panorama editoriale nazionale. Il cinema, d'altra parte, è il linguaggio delle immagini ed è soltanto con le immagini – per quanto fisse – che esso può tornare a vivere sulla pagina scritta. Attraverso le fotografie di scena, la riproduzione di fotogrammi nel loro corretto formato e l'utilizzo del materiale pubblicitario d'epoca, il dizionario di Moscariello supera i limiti del catalogo per diventare uno strumento che invita non solo alla riflessione critica, ma anche alla visione dei film che prende in considerazione, restituendo al lettore una considerevole percentuale della fascinazione propria del cinema. Il volume sull'horror, poi, è davvero prezioso poiché questo genere – che non sempre ha goduto di grande fortuna critica, almeno in passato – ha spinto sin dalle origini il linguaggio cinematografico verso l'obiettivo dell'evoluzione. La necessità di mettere in scena le paure, l'occulto, l'angoscia è una sfida che molti grandi cineasti hanno raccolto inventando nuovi percorsi espressivi e incoraggiando la tecnica cinematografica a sperimentare inedite soluzioni, prima meccaniche e poi digitali.
La prima sezione del volume, dedicata alle parole chiave, mette in evidenza temi e momenti trasversali ricorrenti nella storia del genere, dalle "case maledette" agli "psicopatici assassini" mostrando come, di volta in volta, il cinema abbia concentrato la propria attenzione su questa o quella tendenza sulla base di considerazioni che Moscariello analizza con competenza. La seconda sezione, intestata ai protagonisti dell'horror, presenta invece pagine dedicate sia ai registi (non mancano maestri indiscussi come Bava, Argento, Craven, Corman, Carpenter ma troviamo anche il "giovane" Rob Zombie) che agli attori (è difficile pensare al cinema dell'orrore senza che tornino alla mente i volti di Boris Karloff e Vincent Price). Il viaggio prosegue con l'analisi puntuale di dieci capolavori (dal Nosferatu di Murnau a La casa del diavolo del già citato Rob Zombie) e si conclude con un'avvincente sequenza di schede dedicate ai film più significativi (ottanta titoli, tra i quali Il gabinetto del dottor Caligari e Halloween di Carpenter, ma anche il recentissimo 30 giorni di buio di David Slade). Non manca, naturalmente, l'appendice con i consueti apparati e due belle pagine dedicate, rispettivamente, agli horror della Troma e alle contaminazioni tra orrore e comicità.
Stefano Boni
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