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scheda di De Federicis, L., L'Indice 1996, n. 7
Nata a Bologna nel 1965, Francesca Mazzuccato esordisce fra i narratori con un breve romanzo. E sapendosi di lei che, oltre a essere laureata in lettere e traduttrice, ha lavorato di persona, alcuni mesi, per una "hot line", è inevitabile che l'interesse del libro s'appunti anzitutto su quest'aspetto di registrazione del vissuto. La vicenda, tenue, è raccontata dal personaggio autobiografico, la telefonista erotica che si fa chiamare Lorena e vive bloccata in compulsive fantasie sessuali, proprie e altrui. Lorena viaggia fra Bologna (dove abita di giorno) e Modena (dove prende servizio di notte); ha una famiglia di buona borghesia alle spalle e un tortuoso rapporto d'amore tradito con il padre; s'innamora a modo suo di una voce, un cliente; fa il mestiere con impegno, o con zelo, finché decide di smettere e tornare a tradurre, e il racconto finisce.Francesca Mazzuccato affida interamente la forza del libro alla trasgressività dell'esperienza che vi è convogliata; e gioca sul contrasto fra la greve materia e la sobrietà della scrittura, semplice, esatta, con un fraseggio elementare e tuttavia non sciatto.Ma non sfugge ai semplicismi nel raffigurare il contesto di famiglia, e neppure a una certa maniera ripetitiva nel descrivere con impassibile sfrontatezza i commerci del sesso e gli incontri virtuali e carnali di voci e di corpi. Questa è la parte grossa del libro, destinata ad accendere la curiosità dei lettori.La parte più bella e struggente è invece quella piccola e ferroviaria, dei viaggi di gente strana o normale, su treni pendolari, nel deserto di stazioni vuote, di vuote città di provincia all'alba.Qui il piacere solitario dell'amore telefonico trova un suo facile ma co
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