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scheda di Perissinotto, L. L'Indice del 2000, n. 12
Quest'introduzione al Tractatus logico-philosophicus di Ludwig Wittgenstein risale al 1981. Nonostante da allora sia ormai trascorso un ventennio, essa resta una delle guide migliori, più chiare e affidabili, alla lettura di quella che Wittgenstein ebbe una volta a definire "l'opera della sua vita". Bene ha dunque fatto la casa editrice Marietti a curarne la traduzione italiana e ad affidarla a Marilena Andronico, una delle più interessanti studiose italiane della filosofia di Wittgenstein. Undici dei dodici capitoli di cui il volume si compone illustrano, senza troppi tecnicismi ma anche senza eccessive semplificazioni, quelli che Mounce considera i temi essenziali dell'opera: Fatti e cose, La proposizione come immagine, Le proposizioni della logica, La forma generale della proposizione, Le equazioni della matematica, La generalità, Le leggi della scienza, La credenza, Il solipsismo, Il valore, Le proposizioni della filosofia. L'ultimo capitolo espone brevemente quegli aspetti della filosofia wittgensteiniana posteriore al Tractatus che possono aiutarci a comprendere meglio, secondo la stessa indicazione di Wittgenstein, la prima opera. L'ordine della presentazione dei temi riproduce l'ordine esplicito dell'opera. È questa una scelta pressoché inevitabile in un volume di carattere introduttivo, la quale però non dovrebbe far dimenticare che l'ordine del Tractatus non è propriamente un ordine lineare, e che tra le sette proposizioni fondamentali che ne costituiscono l'ossatura non sussiste un rapporto di deduzione o di fondazione. Mounce attira assai di rado l'attenzione su questo ordine di questioni, come, peraltro, non si chiede mai (a differenza di quello che Wittgenstein fa sia nella Prefazione che nella proposizione 6.54) che tipo di libro sia il Tractatus e, dunque, che genere di lettura richieda. Deriva forse da qui l'eccessiva sicurezza con cui il Tractatus viene definito da Mounce "un'opera di logica filosofica", dimenticando non solo che l'espressione "logica filosofica" era invisa a Wittgenstein, ma anche che il senso del libro era per il suo autore fondamentalmente un "senso etico". È questo, direi, il punto più debole di un volume che per il resto si segnala per una capacità davvero rara di illustrare con chiarezza e precisione alcuni dei passaggi e dei nodi teorici più complessi dell'opera.
Luigi Perissinotto
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