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Anno edizione: 2023
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Interessante nella sua identità di ricercatrice bilingue a cavallo tra due culture storicamente conflittuali (italiana e sloveno-croata) Mila Orlić fornisce ampia documentazione dal punto di vista storico, sociologico ed etnografico dell’installazione dei “poteri popolari” in Istria dopo la caduta del fascismo. Così ad esempio il ruolo giocato dalla chiesa e dal clero slavofono nei negoziati parigini del 1946-47 per la definizione dei nuovi confini regionali. Grande timidezza tuttavia verso il “grande fantasma politico” del comunismo titino che in quegli anni - e ancora fino a dieci anni dopo con l’evacuazione della Zona B – alimentò la paura e spinse la piccola borghesia italiana delle cittadine istriane ad un esodo quasi totale. Con questo limite, un libro che merita però attenzione e stimola ulteriore approfondimento.
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