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Un giudice di Pietroburgo alla ricerca della verità. Anzi, di tre verità: quella giudiziale, quella umana, quella del Giudizio.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il primo pensiero, diretto, secco, che mi è arrivato in mente dopo aver chiuso questo libro ha immediatamente preso la forma di un gioco, una provocazione letteraria; immaginare di proporre un tema a tanti grandi autori: che cos'è la verità? Ebbene, nessuno potrebbe mai credere che il suddetto Signor Terlecki, se non sfiora l'oro con questo romanzo magnifico, ci va vicinissimo. Quasi alla Dostoevskij, o alla Camus (senza andare su Kafka), un incastro incredibile in cui il destino e la vita possono davvero sfiorarsi sentendo l'uno per l'altra le interezze del senso e del nonsenso praticamente identiche, sorelle, direi persino siamesi. La prosa nitida scorre lungo le pagine nella voce di un giudice, un uomo che legge nel proprio ruolo tutta l'infamia e la necessità insieme di dover portare a una logica quanto più precisa possibile l'infinito di un verbo: giudicare. Da qui un nugolo di riflessioni, di snodi, di profondità saggistico-letterarie consegnate all'io e alle sue cripte più buie degne davvero di un processo che resta specchio e volto di una carriera, di una vicenda. Bisogna che resti sul generale tanta è la densità che attraversa questo gioiello, tanta la cura nel solfeggio delle pagine, la maestria fra i passaggi, i guasti e le cure - forse - di un'agitazione interiore che tocca apici di poesia assoluta. Perché il bello è che c'è un'indagine, c'è chi investiga, ma c'è anche un reo confesso. E' qui è l'inghippo. Dunque arriva la divaricazione: verità giudiziale soltanto o accanto a quella una verità più alta, più sbagliata e imprecisa ma umana? Può bastare la prima, nessun'altra che quella è la verità? O è l'altra col suo gesto losco a illuminare in un capolavoro di maggior efficacia la sua arcaica sostanza? Lascio a chiunque voglia addentrarsi in queste spirali cotanta lettura, da cui esco più insicuro e contento insieme. Non c'è contraddizione. La sicurezza è un finale facile, forse giusto. Mentre la sorellastra apre orizzonti più vasti,rovescia e stordisce.
Recensioni
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