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Secondo film per Pif che si attesta, più o meno, sui livelli del precedente, riuscendo a essere divertente e riflessivo, convincendo e coinvolgendo il pubblico che guarda. Piacevole e malinconico, merita sicuramente la visione!
Anche in questa storia PIF ci fa ridere, piangere e soprattutto riflettere! Attraverso la storia di Arturo, un uomo che per amore decide di entrare in guerra, ci viene raccontata come la Sicilia vive lo sbarco degli alleati e soprattutto quali conseguenze ha avuto per i siciliani!
Recensioni
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Una commedia che nasconde una visione indignata della realtà italiana passata e presente, con particolare attenzione allo strapotere mafioso in Sicilia.
Trama
New York, 1943. Arturo Giammarresi, palermitano trapiantato in America, sogna di sposare la bella conterranea Flora, ma lei è già promessa a Carmelo, figlio del braccio destro di Lucky Luciano. L'unico modo per ottenere la mano di Flora è quello di chiederla direttamente al padre della donna, rimasto in Sicilia. E siccome anche gli Alleati stanno per sbarcare in Trinacria Arturo si arruola nell'esercito americano e approda nel paesino di Crisafulli dove comandano, in ordine sparso, la Madonna, il Duce, il boss locale Don Calò e un pugno di gerarchi fascisti. I destini di Arturo si incroceranno con quelli degli abitanti di Crisafulli e soprattutto di un tenente dell'esercito yankee, l'italoamericano Philip Chiamparino, entrato in guerra per amore del suo Paese e dotato di un senso alto dell'onore.
Dopo averci raccontato i rapporti tra mafia e la Dc in La mafia uccide solo d’estate, Pif ci spiega nel suo secondo film, In guerra per amore, quasi un prequel del primo, come il patto segreto tra l’esercito americano e i capi mafiosi legati a Lucky Luciano durante lo sbarco alleato in Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale abbia finito per spingere l’isola nelle mani della mafia. Anche qui, una piccola vicenda umana, un’ossessione sentimentale, servono a Pif per raccontare in maniera ironica, ma chiara, una storia più grande.
Pif ha un suo stile, molto originale, di trattare temi della storia siciliana del ’900, che ci rimanda alla commedia all’italiana “educativa” di Luigi Zampa o di Scola-Maccari. Il giovane Arturo, italiano a New York, per non perdere la bella Flora, Miriam Leone, promessa dallo zio al figlio di un boss, si arruola nell’esercito americano pronto a partire per la Sicilia. Potrà così chiedere la mano di Flora direttamente al padre di lei, che vive in un paesino sperduto siciliano. Per impedire tutto questo, il perfido boss chiede agli amici siciliani di eliminare Arturo. Morto più, morto meno, durante una guerra…
Quello di Pif è un cinema molto libero, inventivo, che non ha paura di scivolare nel ridicolo o nel grottesco. Lo sbarco degli americani, l’elicottero che depone Arturo a cavallo di un asino nel paesino, Lucky Luciano. La cosa più incredibile non è solo che credi a quel che ti racconta, è che ogni scena, anche la più assurda, diventa plausibile proprio perché la racconta a modo suo. Se la cornice, coi mafiosi e gli americani, è la cosa più spassosa, mentre l’intreccio ha qualche scivolamento nel Benigni drammatico-poetico, il desiderio di Pif di riscrivere la storia della Sicilia è non solo grandioso, ma riuscito. La sua favola grottesca funziona come se fosse un film di Rosi. E finiamo per perdonargli pure i troppi ringraziamenti veltroniani. Voto 3/5
Recensione a cura di Marco Giusti
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