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recensione di Tarozzi, B., L'Indice 1995, n. 7
Di una scrittrice così profondamente napoletana e insieme europea come Fabrizia Ramondino fa piacere scrivere perché fa piacere leggerla. "In viaggio" raccoglie molti motivi che altri suoi libri già esploravano, ma qui questi motivi sono ulteriormente approfonditi, suddivisi e catalogati in una specie di anatomia del viaggio, in un procedere per rubriche, quasi, che è contemporaneamente il procedere narrativo della modernità. I capitoli di questa anatomia del viaggio partono dall'ingiunzione miracolosa, dalla parola evangelica "Alzati e cammina!" che qui è però una creatrice ingiunzione materna. Da lì parte, quasi per dispetto, l'esplorazione del mondo: "Mi alzai e camminai scura in volto, non come forse lei interpretò per rendere più caro il prezzo della mia resa, ma perché sapevo fino in fondo, e così chiaramente non l'ho poi più saputo, il significato nascosto della mia decisione. Dovevo camminare, ebbene avrei camminato. Cioè avrei vissuto. Rifiutai la mano di mia madre. Non per dispetto, come forse credette. Se dovevo camminare, avrei camminato da sola". Questo capitolo e gli altri - "Inviti", "Ricerche", "Occasioni", "Bagaglio", "Veicoli", "Alloggi", "Limes-Limina", "Guide", "Incontri", "Souvenir", "Approdi", "Compagni di equipaggio" - attuano una scrittura che a me pare la più congeniale a questa autrice: narrativa, perché racconta le cose, e al contempo poetica, perché dice il nulla. In ogni caso la struttura funziona meravigliosamente poiché i capitoli formano delle sottostrutture indipendenti a cui danno unità, stile e visione.
Il catalogo fa parte della scrittura poetica da Omero in poi e Walt Whitman lo utilizza per la sua esplorazione dell'America; nei libri di Fabrizia Ramondino esso è un elemento usato fin da "Althénopis" (1981) e da "Storie di patio" (1983): begli elenchi di dolci napoletani, di tipologie napoletane, architettoniche e non... Qui questo strumento retorico serve a esplorare il viaggio: un grande tema, ma l'autrice non è affatto spaventata dai grandi predecessori che l'hanno concertato prima di lei perché la sua forza particolare consiste nell'esser se stessa.
Se "Star di casa" era un libro su Napoli, "In viaggio" è anche la storia delle fughe da Napoli, soprattutto verso il nord e verso l'ovest mediterraneo; ma si registrano qui anche molti ritorni nella città partenopea: una città che più di ogni altra in Italia ha trasformato in arte le sue gloriose ferite storiche e che ci dà in questa stagione di rinascita scrittori e registi che amiamo perché sono loro, ma anche perché sono napoletani: con quella sprezzatura, e quel distacco, e anche con quella loro crudeltà e durezza pur nella capacità profonda di vedere e sentire. Altrove queste sembrano qualità perdute, nella scrittura.
Questo metaforico viaggio di Fabrizia Ramondino termina con un viaggio nel nostro passato prossimo e propone un nuovo impegno a Napoli, nell'"isola dei bambini" ancora in uno stato selvaggio. È un ritorno a casa, una sollecitazione al rinascimento napoletano... un ritorno felice alla casa della scrittura e della memoria.
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