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Mi aveva incuriosito lo sbandierato lato storico dell'indagine. Libro inutile per chiunque sia intellettualmente normodotato.
"Come e perché in soli tre anni di vita pubblica [Gesù] ha potuto capovolgere la storia umana? Lo affermano anche pensatori laici come Benedetto Croce: 'il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuto'. Ha portato nel mondo la libertà, la dignità di ogni persona (a partire dai più derelitti), le nozioni di diritti dell'uomo e di progresso, un oceano di carità. Ha spazzato via la schiavitù, ha salvato la cultura antica, ha dato nobiltà al lavoro ricostruendo un'Europa devastata, inventando la tecnologia, le università, la scienza, gli ospedali, l'economia, l'arte, la musica. Negare l'enorme influenza che il Cristianesimo ha avuto nel promuovere lo sviluppo della cultura, dell'arte e della civiltà a livello mondiale sarebbe non solo segno di pregiudizio religioso bensì anche indizio di profonda miopia storica. Se si esamina con occhio realmente obiettivo la storia degli ultimi duemila anni, non possono non vedersi gli enormi contributi che il Cristianesimo ha portato in tema di sviluppo della civiltà umana: dalla guerra all'infanticidio all'abolizione della schiavitù, dalla lotta contro la magia alla rivalutazione della figura e del ruolo della donna, dall'impegno per la giustizia sociale alle lotte per i diritti di libertà e rappresentanza politica, dalla promozione all'istruzione dell'infanzia alla fondazione degli ospedali e delle opere sociali, fino alle più recenti battaglie in favore della vita e della famiglia. Alla fine di un appassionante excursus attraverso duemila anni di storia, il bilancio è così nettamente in favore di quanti riconoscono che il Cristianesimo ha avuto - e continua ad avere - l'indubbio merito di contribuire positivamente all'edificazione della civiltà umana nel corso della Storia".
Libro patetico. Per smontare quanto si dice è sufficiente leggere un qualsiasi testo di un qualsiasi vero storico serio, anche non credente. La foga anticristiana, associata ad incompetenza tecnica, ha partorito questo volume che vomita assurdità che solo chi ha i paraocchi, ed è ammaliato dai thriller alla Codice da Vinci, può sforzarsi di ritenere verosimili. Anche loro, infatti, non riuscirebbero ad accettarle come vere.
Recensioni
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Un noto giornalista e uno storico del cristianesimo hanno unito la curiosità laica del primo alle conoscenze sulla Bibbia del secondo per dare alla luce questa originale Inchiesta su Gesù, un libro scritto nel tentativo di costruire una specie di carta d'identità di Gesù: dov'è nato, quando, da chi, quale lingua parlava e così via. Un "documento anagrafico" che può essere completato solo in parte, dato che le fonti sono scarse e assai manipolate, e che presenta vari problemi storiografici come la possibilità che i dogmi teologici corrompano la ricerca storica, o quello della scelta di alcuni vangeli come documenti a scapito di altri.
Augias inizia con le domande apparentemente più banali, ma subito si scopre che Gesù è nato verso gli ultimi anni del regno d'Erode (che morì nel 4 a.C. circa): oggi dovremmo essere nel 2010 se davvero contassimo a partire dalla sua nascita. E' poi improbabile che sia nato a Betlemme, ma dai vangeli di Marco, Luca e Matteo risulta che sia nato in Galilea, verosimilmente a Nazareth o che, comunque, vi abbia vissuto a lungo con la famiglia. Figlio di Giuseppe, carpentiere, e di Maria. Ebreo, il suo nome Gesù è la traduzione italiana dell'ebraico Yehòshuà o Yeshuà, il cui significato è "Dio salva": credeva in un Dio unico quando nel I secolo gli altri popoli erano politeisti, mangiava e si vestiva secondo le regole dell'Antico Testamento rispettando alla lettera le prescrizioni della Torah. Inoltre, osservava le festività del suo popolo, frequentava le sinagoghe, pregava presto al mattino e andava in pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme. Come lingua, parlava l'aramaico della Galilea, che era il dialetto della sua regione, ma leggeva l'ebraico e conosceva anche un po' di greco e qualche elemento di latino. Viveva, del resto, in una situazione multilingue.
Un Gesù quindi che viene ritratto nei suoi molti aspetti perché ogni vangelo, sottolinea Augias, ha e dà una immagine diversa del protagonista: quella di Luca è di un uomo molto attento ai poveri e ai diseredati, Marco narra di un taumaturgo ed esorcista, Giovanni lo rende come parola di Dio che traluce attraverso la sua umanità. L'analisi di Augias e di Pesce prosegue con un'indagine sulle sue parole, sulla sua morte, sui tanti testi che ne parlano. Ma anche su ciò che seguì la tragica giornata del Golgota, fino alla nascita di una religione che da lui prese il nome, anche se egli non ha mai detto di volerla fondare. Il profilo di Gesù che questa "inchiesta" ci restituisce è quello di una personalità complessa, mai svelata per intero nemmeno a chi gli era più vicino. Una figura solitaria, affascinante anche in questa ricostruzione storica, coerente con i suoi principi fino alla morte in croce.
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