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Anno edizione: 2017
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“Al massimo si potrebbe fare una gita, domani all’Achensee. Oppure, se uno fosse mezzo matto, anche subito. - Forse basta essere matti poco poco, visto che ormai è quasi domani, lo sente?” Comincia così, il viaggio di Reither e Leonie Palm, un viaggio di due quasi sconosciuti, al tramonto della vita, che non si arrendono di fronte al sole che lentamente va posandosi lungo la linea dell’orizzonte, e si lanciano in un tiepido aprile che li porterà dalla frigida valle dei Weißach alla Sicilia. Una disperata ricerca di qualcosa ‘oltre’ - un non volersi mai fermare, un supportarsi l’un l’altro nell’affrontare il peso che ciascuno porta dal proprio passato, e volerlo alleggerire. Un libro che è un incontro, anzi l’incontro - articolo determinativo, ma che in tedesco suona Widerfahrnis, cioè l’avvenimento, l’accaduto, il caso fortuito. Ma è anche wider-fahren, cioé viaggiare in auto ed essere messi di fronte alle cose, perché cosa c’è di meglio per la mente se non poter vagare in maniera libera mentre si costeggia un litorale costellato di agavi e intriso di un’aria salmastra?
Road story attraverso l'Italia di Reither e Leonie Palm, ma soprattutto una recerche nel pezzo di vita già trascorso di Reither. Stile narrativo accattivante, in terza persona ma spesso come se il narratore fosse intimamente calato nella testa e nel corpo del protagonista e racconti in soggettiva. Tutta la storia è incentrata su Reither ed il suo rapporto con il mondo esterno. Le azioni ed i pensieri delle altre persone che entrano nella scena del racconto sono descritte attraverso gli occhi di Reither, raramente agiscono autonomamente. Come se il narratore usasse una cinepresa capace di riprendere gli eventi attraverso gli occhi di Reither e di riportare anche i suoi pensieri e reazioni. Un viaggio, specialmente se fatto con i tempi di un mezzo come l'auto, quindi piuttosto laschi, è l'occasione e l'ambiente più idoneo a lasciar correre il pensiero. Avanti verso aspettative che prendono colori e forme di varia intensità e indietro verso ricordi di vita vissuta e di sensazioni e pensieri che emergono dalla loro latenza. Il presente del viaggio e delle situazioni contingenti sono strumentali per la conduzione della recerche ed il romanzo risulta ben costruito. Durante un viaggio si fanno incontri con persone e situazioni anche inaspettate, che spesso sono strumentali all'evolversi del racconto. Il viaggio di Reither ne è pieno ed il relativo racconto tiene alto l'interesse di chi legge. Tuttavia il titolo del libro è "L'incontro" e quindi fa riferimento ad un incontro particolare, specifico. Secondo me si tratta dell'incontro che Reither fa con se stesso, con un uomo "senza qualità" che ha vissuto un pezzo di vita normale, con tutti i successi e i fallimenti che fanno parte di una qualunque vicenda umana. Il viaggio è l'occasione per mettere a fuoco il personaggio Reither ai suoi propri occhi, in maniera lucida ed senza sconti. Cosa che Reither ha forse pensato di fare già alcune volte, ma mai così a fondo e con un esito così decisivo.
Recensioni
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Alla porta di Reither, attempato editore in pensione, scampanella Leonie, una ex-modista di mezza età, in cerca di compagnia. I due decidono una scampagnata nell’auto di lei verso sud. Imbucano l’autostrada, discorrono di libri e di lutti pregressi dandosi del lei, a Modena si tengono già per mano, il terzo giorno in Sicilia l’amplesso sarà totale. Libro da spiaggia, si dirà. Non è così. Perché il testo è caratterizzato da una sottile e assai godibile analisi psicologica dei due protagonisti. A cominciare da lui, Reither, intellettuale solitario […], un uomo fermo ai bordi dell’emozione, un passo indietro rispetto alla vita. Leonie al contrario è donna concreta e diretta, è lei che lancia la palla in avanti, attizzando lui con una crescente intimità fatta di canzoni su vecchi nastri, panini e sigarette. Intanto fuori scorre un distillato di seducente natura mediterranea scevra dallo stereotipo, impresa non facile dopo secoli di letteratura post viaggio in Italia. Certo, non è tutta poesia. Maestro del dettaglio, Kirchhoff ci restituisce anche rapidi flash di un paesaggio umano alla deriva, si veda la massa di immigrati con zaini e fagotti che al Brennero preme per passare il confine. Un primo indizio, questo, che apre alla parte decisiva del racconto […]. Nella coreografia privata fin qui descritta, l’autore introduce la figura di un’adolescente, una bambina […]. Siamo a Catania, in una stanza d’affitto al fondo di un vicolo. Dal balcone Reither intravede una bambina forse africana che offre cianfrusaglie, indosso un vestitino rosso sdrucito. Non c’è innocenza nel suo sguardo, piuttosto la voracità selvatica di un’infanzia offesa dalla fame. E sull’incontro con questo essere senza nome e senza storia la coppia appunta l’illusione di un possibile recupero di una genitorialità perduta. La linearità della scrittura s’incrina avvitandosi nella vertigine della diversità. Ancora uno scavo psicologico, ora in quegli occhi di bimba muta, dall’origine ignota […]. Nutrita e rivestita viene installata nel retro dell’auto che vorrebbe condurla verso nord affiliandola alla coppia. Qui la bambina dà il via a un guizzo di sguardi con Reither, un contrappunto che già rispecchia la seduzione adulta ma anche segnala la volontà dell’adolescente pronta alla sfida, determinata a ferire appena si vede privata della via di fuga. Avvincente fino alla chiusa che non riveliamo, Incontro resta uno dei prodotti più ambiziosi di una stagione letteraria attenta alle mutazioni in corso nel nostro presente.
Recensione di Anna Chiarloni.
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