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Anno edizione: 2022
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Nella sua prima traduzione italiana Infanzia, il volume che inaugura la trilogia di Copenaghen di Tove Ditlevsen: tre romanzi autobiografici riscoperti di recente e giustamente celebrati a livello mondiale come capolavori.
«I tre volumi della trilogia di Copenaghen formano un tipo particolare di capolavoro, il tipo che arriva a riempire un vuoto. È un po' come scoprire che Lila e Lenù, le eroine di Elena Ferrante, sono reali... La strada di Istedgade è pungente (e pericolosa) quanto lo stradone della Ferrante» – The New York Times Book Review
«Come si annuncia la grande letteratura – quella di serie A, quella con la L maiuscola? Annuncio la trilogia di memorie di Tove Ditlevsen con l'emozione tipica di quando ho davanti un capolavoro» – Parul Sehgal, The New York Times
«La trilogia è un vero tour de force. Questi libri sono sfavillanti, come mi aspettavo. Straordinariamente intensi ed eleganti» – Lucy Scholes, The Paris Review
«La trilogia di Copenaghen di Tove Ditlevsen, poco ma sicuro, è uno dei più importanti eventi letterari dell'anno» – Sophie Wennerscheid, Süddeutsche Zeitung
«La sua evocazione della battaglia di una donna della classe operaia con padroni, guinzagli e i suoi stessi demoni ne fa un vero capolavoro» – Liz Jensen, The Guardian
«Ciò che autrici come Annie Ernaux stanno facendo oggi, Tove Ditlevsen l'ha fatto più di cinquant'anni fa. Scrittura autobiografica a cui inchinarsi. Finalmente, finalmente!» – Emilia Von Senger, She Said
«Vado dritto al punto: questi sono i migliori libri che ho letto quest'anno. Infanzia ha le frasi chiare e semplici di Natalia Ginzburg ma anche l'orrore pervasivo di una bella favola» – John Self, New Statesman
La piccola Tove vive con i genitori e il fratello maggiore in un quartiere operaio di Copenaghen. Il padre, uomo schivo dalle simpatie socialiste, si barcamena passando da un impiego saltuario all'altro. La madre è distante, irascibile e piena di risentimento: non è facile prevedere i suoi stati d'animo e soddisfare i suoi desideri. A scuola Tove si tiene in disparte, dentro di sé è convinta di essere incapace di stabilire veri rapporti con i coetanei; fa però amicizia con la selvaggia Ruth, una bambina del suo quartiere che la inizia ai segreti degli adulti. Eppure anche con lei Tove indossa una maschera, non si svela né all'amica né a nessun altro. La verità è che desidera soltanto scrivere poesie: le custodisce in un album gelosamente nascosto, soprattutto da quando il padre le ha detto che le donne non possono essere scrittrici. Sempre più chiara, in Tove, è la sensazione di trovarsi fuori posto: la sua capacità di osservazione, lucida, inesorabile, ma al tempo stesso sensibilissima, le fa apparire estranea l'infanzia che sta vivendo, come se fosse stata pensata per un'altra bambina. Le sta stretta, quest'infanzia, eppure comincerà a rimpiangerla nell'attimo stesso in cui se la lascerà alle spalle. Tove Ditlevsen, impeccabile ritrattista di una femminilità punteggiata di chiaroscuri, ci ha generosamente aperto le porte delle molte stanze da lei abitate negli anni, lasciandoci delle pagine indimenticabili, destinate a restare.
Letto e apprezzato tantissimo
Buon inizio per questa trilogia di Copenhagen, l'unica pecca forse l'eccessiva brevità della prima parte che ti lascia un senso di incompiutezza. La voce di Tove Ditlevsen però è affascinante, e la narrazione appassionante e di facile immedesimazione. Si è subito immersi nella storia, un racconto di crescita, povertà e famiglia narrato in maniera genuina e mai pretenziosa.
Trovare le parole per descrivere Infanzia non è facile, non perché manchi di bellezza, anzi, la grazia in questo volume è tanta; il sentimento che mi fa soppesare le parole è una sorta di umiltà trasmessami dall’autrice. Leggere queste pagine, soprattutto per un amante dei “buoni” libri, significa fare la conoscenza di Tove Ditlevsen. Lei cercava comprensione, voleva, più che esser vista, non essere invisibile ed ecco che invece, come per magia, è il lettore che si sente osservato e inteso da lei. Una trilogia autobiografica che ci racconta in prima persona la vita dell’autrice suddivisa in tre fasi, seguiranno “Gioventù” e “Dipendenza”. Prima traduzione italiana per la poetessa e romanziera danese che appunto scrisse questa saga di memoir. La narrazione inizia quando lei è piccolina, appena cinquenne; la strada della sua fanciullezza si chiama Istedgade, nella città di Copenaghen ed è anche l’ambientazione principale di questo primo romanzo. Fin da bambina è dotata di una particolare sensibilità, ed i suoi pensieri portano alla mente filosofie sottili, come se stessimo ascoltando una grande anima al pari di una Santa. Lei spesso si rivolge al cielo… Il rapporto con la madre è tanto desiderato quanto assente. Una bimba emarginata a casa e anche al di fuori da quelle mura. Una bimba che pensa e vive al pari di un’adulta triste e chiusa in se stessa. A sette anni scopre la vergogna e qualche anno più tardi decide di non rivelare a nessuno i suoi sogni, perché la mestizia di sentirsi dire dal proprio padre “non sarai mai una scrittrice” in quanto femmina è grande grande. Tove ama la notte, è un essere speciale che custodisce tutto in sé nell’attesa di scriverlo per il mondo.
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