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In alcune lettere di Jackson Pollock si scopre quanto avidamente l'artista attendesse di vedere i cataloghi e le opere di Jean Dubuffet, che considerava uno dei maestri dell'arte astratta. Questo punto di vista degli artisti e dei collezionisti americani nei confronti dell'arte informale europea costituisce il taglio originale di questo volume che accoompagna la grande mostra modenese.
Pubblicato in collaborazione con la Collezione Peggy Guggenheim, Informale. Jean Dubuffet e l'arte europea approfondisce il periodo storico-artistico degli anni 1945-1970, osservando il versante europeo della complessa e talvolta contraddittoria corrente dell'Informale.Curato da Luca Massimo Barbero (curatore Associato della Collezione Peggy Guggenheim), il volume presenta per la prima volta nuclei importanti di opere appartenenti alle collezioni dell'istituzione americana che riassumono le principali correnti di quel movimento. Jean Dubuffet, di cui il Museo Solomon R. Guggenheim conserva un rilevante nucleo di opere, rappresenta il perno attorno al quale il lettore può osservare l'esperienza esplosiva della pittura del gruppo CoBra, come ad esempio Karel Appel e Pierre Alechinsky, i segni materici della pittura gestuale di Jean-Paul Riopelle, Georges Mathieu, Pierre Soulages, e le esperienze degli artisti italiani presenti come "informali" nelle collezioni americane, tra i quali Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, Bice Lazzari, Afro Basaldella, Gastone Novelli e altri. Nato dall'intento di fornire un panorama esaustivo delle personalità europee che contribuirono al cambiamento radicale della pittura nel secondo dopoguerra attraverso il "punto di vista" del grande collezionismo americano, il volume costituisce un'occasione imperdibile per vedere un importante nucleo di opere di artisti europei acquistate dai collezionisti americani; opere di grandi dimensioni attraverso le quali è possibile ricostruire l'idea delle scelte compiute in quegli anni dal collezionismo americano.
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