Suite per due pianoforti op.4b BB122/Sz115a/W12; Il Mandarino miracoloso BB82/Sz73/W49; Sette Pezzi da Mikrokosmos BB120/Sz108/W59; Sonata per due pianoforti e percussioni BB115Per la composizione delle sue opere per due pianoforti Béla Bartók poté contare sulla preziosa collaborazione di sua moglie Ditta Pasztory, una pianista di grande talento con la quale diede parecchi concerti. La celebre Sonata per due pianoforti e percussioni – considerata da molti studiosi uno dei massimi capolavori del grande compositore ungherese – fu scritta espressamente per questo organico, mentre le altre sono trascrizioni di opere orchestrali. Tra di esse meritano di essere citate la Suite op.4, un’opera giovanile dalla ricchissima tavolozza sonora, nella quale Bartók inserì molti elementi delle tradizioni popolari ungheresi e transilvane che raccolse nel corso delle sue lunghe peregrinazioni nel suo paese e nelle nazioni vicine, i Sette Pezzi da Mikrokosmos, concepiti come studi per pianoforte solo, e l’esuberante balletto Il Mandarino miracoloso. Considerato uno dei pianisti migliori dei suoi tempi, Bartók non scrisse mai semplici riduzioni per pianoforte, ma lavori pianistici caratterizzati da una scrittura estremamente curata, da uno stile quanto mai personale e dall’utilizzo di molte innovazioni tecniche che aveva avuto modo di conoscere grazie alle sue attività di compositore e di pianista. Queste opere ci vengono proposte con grande autorevolezza e assoluta padronanza stilistica dal duo pianistico composto da Matteo Fossi e Marco Gaggini. Come bonus, i pianisti italiani eseguono i Tre Pezzi per due pianoforti di György Ligeti, omaggio di un compositore ungherese a uno dei massimi esponenti della tradizione musicale magiara.
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