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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 1999
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Alfred Edward Housman (1859-1936), latinista, filologo e raffinato poeta arriva nell’Ade. Caronte deve traghettarlo ma nel corso della navigazione lo Stige si incrocia con il Tamigi della giovinezza del professore. In una Oxford di fine Ottocento si susseguono gli incontri con amici, colleghi e insegnanti mentre riecheggiano le voci dei poeti che hanno inventato la poesia d’amore: da Ruskin a Jerome K. Jerome a Oscar Wilde.
«La drammaturgia di Stoppard è spesso e volentieri anamorfica, nel senso che fa assumere punti di vista inconsueti, propone immagini e prospettive diverse, applicate spesso a personaggi famosi ma retrocessi a comprimari di altri secondari. In The Invention of Love il protagonista è di quelli che occupano poche righe nelle enciclopedie, cultore della filologia come mezzo per arrivare alla bellezza assoluta, cui affidarsi non solo per l’arte ma anche per la vita. Housman piange sulla sua vita di lacrime non versate, sull’amore non consumato» - Dall'introduzione di Rita Cirio
Tom Stoppard, grande scrittore di teatro (è sua la commedia tragica Rosencrantz e Guildenstern sono morti, da cui il film Leone d’Oro ’90 a Venezia) e sceneggiatore di film di elevata qualità nell’equilibrio di scene e dialoghi (il famoso Shakespeare in Love, Premio Oscar 1999), esprime in due modi il suo pessimismo (o forse nichilismo) alla Beckett, levigato da un supremo scetticismo. L’umorismo continuo è il primo modo, fatto di doppi sensi comici, allusioni, paradossi, intese con il pubblico, giochi linguistici, sommato a un rimescolamento di generi diversi e colte citazioni spesso occulte. L’altro consiste nel prendere un personaggio, o minore o di striscio, rispetto a protagonisti ben più rinomati, e fargli recitare atti e dialoghi del tutto ordinari, fargli scorrere momenti esistenziali banalmente inconsapevoli, mentre tutti tranne lui solo sanno che una tragedia deve succedere, che questa quindi risulta casuale, superflua e senza senso. Queste due caratteristiche contribuiscono a rendere estremamente piacevoli i suoi testi teatrali, anche fuori dal palcoscenico, da leggere quasi fossero dei romanzi, dei racconti lunghi. In due atti, L’invenzione dell’amore chiama a recitare la sua parte un signore oscuro, A. E. Housman (1859-1936) latinista molto bravo e poeta di buon valore e profonda tristezza. Impersona se stesso in due figure diverse: dopo morto sullo Stige con Caronte, e giovane studente a Oxford con i suoi amici sul fiume Tamigi. È un omosessuale, innamorato non ricambiato dell’amico Moses Jackson. Lo circondano numerose persone, tutte realmente esistite, tranne, non per caso, un solo individuo. Accanto a studenti, giornalisti, docenti, parlamentari che impersonano l’età d’oro vittoriana di Oxford, ci sono i più noti Pater, Ruskin, Jerome K. Jerome e soprattutto Oscar Wilde. Questi è di Housman, si può dire, il contrappunto: come Wilde affermava provocatoriamente il suo amore, vivendo la vita come forma d’arte, l’appartato Housman vive il suo amore solo attraverso i classici, è un amore sublimato dall’arte. Sullo sfondo è il crudele processo cui fu sottoposto l’autore di Dorian Gray.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Durante il corso di filologia classica, la nostra professoressa citò un passaggio da quest'opera. Incuriosito, ho comprato il libro qualche settimana fa. Attraverso la vita di Alfred Housman, viene tracciato il ritratto dell'amore, sullo sfondo della Oxford di fine ottocento. Da un lato abbiamo la soffocante società vittoria, coi suoi moralisti; dall'altro il nascente movimento estetista , con tutti i suoi eccessi , guidato da Wilde. In mezzo abbiamo Housman il filologo latino: per lui l'amore viene descritto egregiamente dai Greci e Latini, anzi : sono loro ad averlo inventato. Gli spasimi d'invidia di Catullo, le sofferenze di Properzio, le filosofiche riflessioni di Platone, il pianto di Achille per Patroclo, il mito di Teseo e Piritoo concorrono a creare un'immagine di amore che non è rigidità vittoriana o frivolezza estetica, ma è un'amicizia profonda, un insieme di virtù, vivere insieme avventure, ammirare la bellezza esteriore e interiore dell'altro. Un legame così intenso che potrebbe arrivare a spezzare le catene del Tartaro, ma senza riuscirci. Infatti Housman purtroppo non può manifestare apertamente i suoi sentimenti per l'amico Moses. Ma per Housman i classici sono soprattutto scienza. Egli dedica la sua vita allo studio del testo e all'ecdotica, per cercare di ricostruire una lezione il più possibile vicino all'originale, per capire quello che gli antichi Greci e Latini avevano realmente detto e scritto, inserendosi quindi nei dibattiti filologici a lui contemporanei. Il testo può risultare un po' difficile da digerire, a causa dell'elevato numero di citazioni presenti, tratte da opere greche e latine ma anche della letteratura inglese dell'epoca.
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