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Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l'istruzione delle donne
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Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l'istruzione delle donne - Christina Lamb,Malala Yousafzai,Stefania Cherchi - ebook
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Informazioni del regalo

Descrizione


«La storia di Malala Yousafzai è una storia semplice. E straordinaria.» Io Donna - Barbara Stefanelli «La battaglia in nome della scolarizzazione ha un nome e un volto: Malala Yousafzai.» Gioia - Maria Elena Viola «Un inno alla tolleranza e al diritto all'educazione di tutti i bambini, il racconto appassionato di una voce capace di cambiare il mondo.» Panorama.it - Valeria Merlini Oggi Malala è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere, ed è Premio Nobel per la Pace 2014. Questo libro è la storia vera e avvincente della sua vita coraggiosa, un inno alla tolleranza e al diritto all’educazione di tutti i bambini del mondo, il racconto appassionato di una voce capace di cambiare il mondo. 9 ottobre 2012. Valle dello Swat, Pakistan, ore dodici. La scuola è finita, e Malala insieme alle sue compagne è sul vecchio bus che la riporta a casa. All’improvviso un uomo sale a bordo e spara tre proiettili, colpendola in pieno volto e lasciandola in fin di vita. Malala ha appena quindici anni, ma per i Talebani è colpevole di aver gridato al mondo sin da piccola il suo desiderio di leggere e studiare. Per questo deve morire. Ma Malala non muore: la sua guarigione miracolosa sarà l’inizio di un viaggio straordinario dalla remota valle in cui è nata fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Da questo libro il documentario "He named me Malala" diretto dal premio Oscar Davis Guggenheim, in Italia dal 5 novembre 2015.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
296 p.
Reflowable
9788811139003

Valutazioni e recensioni

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J. B.
Recensioni: 3/5
Interessante la vita di Malala, ma non questo libro

La storia di Malala dovrebbe essere più conosciuta. Dovrebbe diventare un punto di riferimento ed ispirazione per le bambine di tutto il mondo. Il libro però non entusiasma, non decolla e la parte forse più interessante è quella del post attentato. Premio Nobel per la pace, ma non certo per la letteratura.

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zombie49
Recensioni: 3/5

Malala Yousafzai è una ragazzina pakistana di quindici anni, e vive con i genitori e i due fratelli a Mingora, nella valle dello Swat, al confine tra Pakistan e Afghanistan, nella regione montana dell’Hindu Kush. Il padre non è ricco, ma è un uomo istruito, insegna inglese nella sua scuola privata, è impegnato in politica e nel sociale. E’ in disaccordo con il regime repressivo dei talebani, che lo minacciano di morte. Malala frequenta la scuola femminile, in cui eccelle, e condivide i sentimenti paterni. Conduce un blog per la BBC in cui sostiene il diritto delle donne musulmane all’istruzione e osteggia i talebani. Per questo il 9 ottobre 2012, mentre torna a casa con le compagne sul bus scolastico, è vittima di un attentato: un talebano le spara in faccia con una pistola. Sopravvive, trasportata lontano dal Pakistan, in Europa, a Birmingham. Descrive con nostalgia la bellissima valle dello Swat, verdeggiante di prati e incorniciata da alte montagne, e racconta della sanguinosa invasione dei talebani. E’ una pashtun, una tribù fiera divisa tra Afghanistan e Pakistan, nel deserto vicino a Kandahar. Per un pashtun, l’onore è il valore più importante della vita; l’ospitalità è doverosa, come la vendetta. Sono i valori di cui parla anche Khaled Hosseini, condivisi da molti popoli dell’area mediterranea e mediorientale. Non sembra l’autobiografia di un’adolescente: il libro parla soprattutto di storia e di politica, cui Malala, come il padre, si è dedicata. Sono vicende intricate in cui si succedono guerre e dominazioni straniere, dagli inglesi, ai russi, ai talebani. Malala non rifiuta la religione islamica e le tradizioni del suo paese, ma il fanatismo degli integralisti. Le vicende familiari sono abbastanza banali e quelle storiche sono risapute. Il racconto diventa più interessante quando parla dei talebani, ma rimane un saggio politico abbastanza noioso e prolisso, che ha avuto successo perché la storia di una donna musulmana desta interesse in occidente.

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Daniela
Recensioni: 5/5

Storia vera di una bambina forte e coraggiosa. Assolutamente da leggere, lo consiglio

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Recensioni

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La recensione di IBS

Oh Malalai di Maiwand
Levati ancora per far capire ai pashtun il canto dell’onore,
Le tue parole poetiche fanno girare il mondo,
Ti prego levati ancora.


Sono le parole del famoso poeta Rahmat Shah Sayel, di Peshawar. Il padre di Malala si era ispirato a questa canzone quando aveva scelto il suo nome. Un nome che significa “oppresso dal dolore”. Nascere donna, in Pakistan, non è una gran cosa, di solito i genitori prendono molto male la notizia e nessuno se ne congratula. Eppure Malala era nata in una dei posti più belli del mondo, la valle dello Swat, un giardino fatto di montagne, cascate e laghi d’acqua. Posta per molto tempo sotto il protettorato inglese, la valle dello Swat era stata annessa al nascente stato del Pakistan nel 1969, uno Stato che sarebbe diventato negli anni sempre più assoggettato ai “veri principi dell’Islam”. Fu sotto il comando del generale Zia, posto a capo dell’esercito dal primo ministro Bhutto durante guerra fredda, che le popolazioni pashtun imposero il jihad, la guerra santa, come sesto pilastro della religione.
Oltre a nascere in uno dei luoghi più belli e rigogliosi del mondo, Malala ebbe un’altra grande fortuna durante la sua infanzia. Suo padre aveva avuto la possibilità di studiare e aveva vissuto in prima persona quella magnifica stagione di grandi ideali liberali che era iniziata nel 1988. Era stata l’elezione di Benazir Bhutto, prima donna eletta come Presidente del parlamento e figlia del deposto primo ministro Zulfiqar Ali, a gettare un seme di progresso e di coraggio nella mente di tanti uomini e donne del Pakistan.
La storia contenuta in queste pagine coinvolgenti e a tratti struggenti, è la storia di una bambina, della sua famiglia, ma anche del suo travagliato Paese. Un lembo di terra precipitato, dopo la destituzione di Benazir Bhutto da parte della Lega Musulmana, sotto il dominio dei talebani. È la storia di un’epoca buia che ha interessato non solo il Pakistan ma anche molte altre regioni mediorientali, dove le donne vengono costrette a vivere ai margini della società. Per fortuna Malala cresce in una famiglia speciale: mentre sua madre segue alla lettera il Corano, occupandosi da sola dei figli e della casa ed evitando di uscire di casa e parlare con gli uomini, suo padre continua a ripeterle: “Tu, Malala, sarai libera”.
Il seme gettato crebbe forte e rigoglioso nell’animo di quella bambina. Dice Malala “i talebani ci portarono via prima la musica, poi i Buddha, e poi la nostra storia” e poi ancora “era la scuola ad aiutarmi ad andare avanti in quei momenti difficili”. È in quegli anni che inizia la storia eroica della bambina pakistana: un amico di suo padre, Abdul Hai Kakar, corrispondente radiofonico della BBC con sede a Peshawar, sta cercando un’insegnante o una studentessa che voglia scrivere un diario per raccontare la vita sotto i talebani, per mostrare il lato umano della catastrofe che si sta compiendo nello Swat. È così che, all’età di 11 anni, Malala inizia a denunciare la politica dei talebani attraverso il suo blog in urdu.
Nel 2011, come riconoscimento per il suo impegno in favore delle donne, riceve il Pakistan’s National Youth Prize. Il 9 ottobre 2012, alle ore dodici, mentre si trova nell’autobus che la riporta a casa dopo la scuola, un uomo sale a bordo e le spara in faccia lasciandola in fin di vita. Anche se ha appena undici anni, per i talebani è colpevole di aver gridato al mondo il suo desiderio di leggere e di studiare. Nessuna denuncia, nessun filmato volto a smascherare la brutalità del regime talebano è più efficace della miracolosa guarigione di Malala che, trasportata d’urgenza in Inghilterra, viene letteralmente riportata alla vita. Il suo discorso alle Nazioni Unite e la candidatura al Premio Nobel per la pace l’hanno resa il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere.

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Conosci l'autore

Christina Lamb

1966, Londra

Giornalista internazionale che dal 1987 segue le vicende di Pakistan e Afghanistan. Laureata a Oxford e Harvard, ha ricevuto per cinque volte il premio Britain's Foreign Correspondent of the Year e il Prix Bayeux-Calvados. È anche autrice di libri.

Malala Yousafzai

1997, Mingora

Premio Nobel per la Pace 2014, assegnato congiuntamente all'attivista indiano per i diritti dei bambini Kailash Satyarthi."Malala, tu sei la nostra eroina, sei la nostra grande paladina. Noi siamo con te, e tu non sarai mai sola." Ban Ki-moon, segretario generale dell'ONU.All’età di undici anni comincia a scrivere della vita sotto i talebani su un blog in urdu della BBC. Nel 2011 come riconoscimento per il suo coraggio e il suo impegno in favore dei diritti delle donne riceve il Pakistan’s National Youth Peace Prize. Il 9 ottobre 2012, alle ore dodici, mentre si trova nell’autobus che la riporta a casa dopo la scuola, un uomo sale a bordo e le spara in faccia lasciandola in fin di vita. Anche se ha appena undici anni, per i talebani è colpevole di aver gridato...

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