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Anno edizione: 2025
Anno edizione: 2014
L'Istituto per la Regolazione degli Orologi, come tutti i grandi romanzi, è un libro che contiene un mondo.
«Tanpınar è senza dubbio l’autore piú importante della letteratura turca moderna». - Orhan Pamuk
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Libro intelligente e raffinato, Hayri Irdal è un personaggio unico per il quale, come spesso accade nella vita reale, l'onestà intellettuale è sinonimo di stupidità. Inettitudine, direbbe Svevo. Nel racconto non mancano momenti di grande comicità (il funerale della zia che risorge prima della sepoltura; il dialogo fra Hayri e il suo psicologo al momento dell'internamento in clinica, la conferenza di psicologia in cui s'addormentano tutti, relatore compreso; i criteri di selezione delle assunzioni all'istituto), ma alla fine prevale la malinconia che viene dall'incapacità del protagonista di adeguarsi all'assurdità del moderno, la sua riottosa insistenza nel non capire che quando la menzogna diventa sistema, anche la più banale verità si trasforma, nel migliore dei casi, in un inutile orpello.
Fantastico, in tutti i sensi. Sono grata al caso che mi ha fatto incontrare questo romanzo, di cui ignoravo l'esistenza fino ad un mese fa. Satira, ironia, tenerezza, una storia che fa sorridere e pensare. Mi ha davvero ricordato il Tristam Shandy e, perchè no, Candide. Non credo oserò mai regalarlo a qualcuno, non è un libro per tutti.
Opera che sfugge ad una precisa classificazione, in cui il filo narrativo si dipana in vari rivoli e una miriade di personaggi. Basti pensare che lo svolgimento vero e proprio, quello relativo al titolo, inizia da pag. 300 ca., nel pregresso l’autore prepara il terreno, spiega i retroscena, illustra il background. A momenti validi si alternano altri meno felici, poco coinvolgenti, ma è proprio l’opera nel suo complesso che lascia un sapore indefinito ed un interrogativo su tutti? La lettura, ne è valsa la pena?
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