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A pagina 55 ho deciso di abbandonare il libro. Il primo libro mi era piaciuto davvero tantissimo, tanto che avevo deciso di comprarlo (l'avevo preso in biblioteca). Per questo secondo ero sia eccitata, sia perplessa. In realtà odio quando una saga o una serie viene allungata solo perché ha avuto successo, ho paura ogni volta. Sono state fatte le ultime stagioni di una mamma per amica o di prison break a praticamente dieci anni di distanza, è stato scritto four dopo Divergent o Harry Potter e la maledizione dell'erede dopo Harry Potter. Tutte queste stagioni o libri extra mi danno l'idea di essere stati creati solo perché le opere precedenti avevano avuto successo e, di conseguenza, tutti avrebbero comprato le novità anche solo sulla fiducia, sia che queste siano effettivamente valide, sia meno. Ho paura che il secondo e il terzo libro di Jack Folla siano stati scritti solo perché il primo ha avuto successo. Impressione a parte, questo non è il motivo per cui ho abbandonato il libro. Il volume non è un romanzo lineare, ma un insieme di interventi su vari temi lunghi circa una/due facciate per ogni. Dall'inizio a pagina 55 mi sono piaciute solo due considerazioni, contate. Rispetto al primo libro, gli interventi mi sono sembrati più pesanti, meno generali, più politici e mi hanno toccata meno, quasi per niente. In più, vengono analizzati fatti strettamente inerenti al 2001. Credo sarebbe stato un buon libro, letto tra il 2002 e il 2004, avrebbe potuto far riflettere, ma oggi siamo nel 2018, sono passati 17 anni e le cose sono molto cambiate. Tra l'altro, io nel 2001 avevo un anno, quindi gli interventi proprio non li capisco perché non posso avere una memoria. Prendere in mano questo libro lo sentivo più un peso, che un piacere. Mi dispiace abbandonarlo, ma non voglio nemmeno obbligarmi a leggere qualcosa che non mi prende.
Anche meglio del precedente "Dj nel braccio della morte". Per chi ha avuto la fortuna di seguire la trasmissione radiofonica, non si può chiedere di meglio: lo consiglio in ogni caso a tutti, interessati o no alla vita pubblica, ai temi dell'informazione, della realtà sociale, eccetera. Gli interventi, fragorosi ma piacevoli, del grande Diego Cugia testimoniano fedelmente il calore (fatto di "tenerezza e rabbia") che riusciva a passare attraverso le onde della radio...
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