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Per certi versi ricorda i primi pamphlet "fallaciani", depotenziati nell'abiura dell'islamismo tout court se solo si eccettuano le frange più estreme ed oltranziste contro cui anche il laico egiziano si scaglia, non prima di aver ricordato però su come si possa e si debba necessariamente contare in un coinvolgimento più pressante e massiccio del fronte moderato nella lotta al terrorismo globale. Capillare nelle ricostruzioni storiche e nell'individuazione delle falle dell'ordinamento giudiziario italiano che ben si confanno alla strategia del terrore. Benevolo nell'assolvimento della politica dell'amministrazione Usa(non decisiva perché a suo dire il terrorismo è di matrice offensiva e non reattiva), non ritenuta decisiva alla stregua del nichilismo dei governanti europei e dell'attivismo delle associazioni di estrazione eterogenea(laici e musulmani-fascisti e comunisti-antisemiti e antisionisti) che ben si sono saldate fra loro nella lotta all' Occidente e al sistema di valori che esso propugna. Non dimentica l'antiamericanismo manifesto(ravvisato nella parzialità e nelle strumentalizzazioni dei movimenti pacifisti), la sete di potere di Bin Laden e della sua organizzazione che mira a proporsi come fine ultimativo la conquista dell'Arabia, in qualità di più sacra fra le terre dell'islam, e delle sue maggiori riserve petrolifere. Il grido finale è pressoché scontato, o meglio, è una riedizione stantia di quanto sentito e scritto negli ultimi 4 anni da molti autori coevi allo stesso scrittore arabo. Nella sua globalità comunque interessante, poiché riesce a spiegare, riproponendo argomentazioni e testimonianze probanti, le modalità con cui la rete dei kamikaze è riuscita a fare breccia nella fortezza europea addestrando delle vere e proprie "sacche del terrore" nei campi e nelle moschee, veri luoghi di istigazione ad una jihad perenne, dove gli iman la fanno da padrone. Promosso.
E' un libro che riesce a dipanare tanti luoghi comuni sull'Islam ma allo stesso tempo rivela la pericolosità del terrorismo islamico per le democrazie occidentali.
Il libro tratta temi di attualità estrema ed il pensiero dell'autore rispecchia quello della maggior parte dei moderati dell'Islam. Esso costituisce una lucidissima ed esaustiva analisi delle radici e del modo di operare del terrorismo in Europa. Consiglio vivamente a tutti di acquistarlo.
Recensioni
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A metà strada fra il pamphlet e l'instant book, questo lavoro di Magdi Allam si pone come un'analisi appassionata degli attuali rapporti di forza tra gli europei e il terrorismo islamico. Secondo il giornalista egiziano del "Corriere", molti arabi, approfittando delle libertà democratiche, hanno infine tradotto in impulso di distruzione la crisi d'identità che li attanagliava in Europa, trasformando il Vecchio continente in una "fabbrica di aspiranti shahid", ossia di volonterosi martiri, che si rivelano essere, sempre più frequentemente, perfino occidentali convertiti. Allam attacca in particolare i critici di Stati Uniti e Israele, che, con il loro atteggiamento, offrirebbero una pericolosa solidarietà oggettiva ai terroristi. Non è anche per questo che l'Occidente, dove si conosce poco e male la cultura araba (ruolo delle moschee, del clero, della comunità...), "ha finito per creare il Nemico"? Resta da definire con maggior precisione questo Nemico. Cosa cui Allam dedica gran parte del volume. Citando documenti anche di grande rilevanza, egli non manca ad esempio di ricordare come si stia assistendo a una "privatizzazione" del terrorismo. Ora, questo sembra mettere in crisi la legittimità della recente politica estera americana. Allam la difende però senza esitazioni, preferendo puntare il dito contro l'"irresponsabile" politica seguita dai massmedia in un po' tutto il mondo occidentale e contro quella che definisce l'"irrazionale mitizzazione delle Nazioni Unite" (l'Onu è un organismo "corrotto e inefficiente"). Fino all'aut-aut finale: "la riscossa o il suicidio".
Daniele Rocca
Prima dell'attaco alle Twin Towers, l'11 settembre 2001, noi tutti ci raffiguravamo l'Occidente come una fortezza che i terroristi provenienti dai paesi musulmani assalivano dall'esterno. Oggi, dopo quell'evento traumatico, sappiamo che la realtà è ben diversa: la rete del terrorismo è ormai globalizzata e, anzi, l'Occidente ha di fatto accolto e "promosso" l'estremismo islamico. Gli integralisti in fuga dai loro paesi sono stati accolti da noi come perseguitati politici e l'Occidente paga anche gli errori fatti negli anni Ottanta in Afghanistan e nei Balcani, dove più di una volta si favorirono i combattenti islamici.
Con la strage di Madrid, l'11 marzo 2004, è emersa una realtà ancora più pericolosa: alla rete del terrorismo fanno ora capo anche gruppi estremistici uniti da una comune ideologia antiamericana e antiebraica. Come un cavallo di Troia, il terrorismo è ormai penetrato nella fortezza occidentale e ne sfrutta la tutela giuridica.
Magdi Allam lancia un grido di allarme su questo nuovo pericolo incombente e stranamente sottovalutato.
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