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21 ottobre 1882. Il quarantenne Joseph Breuer, rinomato psichiatra viennese in vacanza a Venezia, viene convocato al caffè "Sorrento" da una giovane e affascinate russa, Lou Salomé. La donna è preoccupata per il suo amico Friedrich Nietzsche, preda di una profonda frustrazione, a causa della quale manifesta, oltre a sintomi patologici, intenti suicidi e chiede a Breuer di intervenire, palesando la macchinazione attraverso la quale portare il pensatore a chiedere un consulto. Inizia così il romanzo di Irvin D. Yalom, che si sviluppa come un vero e proprio duello dialettico-o una partita a scacchi-tra il medico e il filosofo, ma diventa, anche e soprattutto, un viaggio nell'anima dell'individuo che si confronta con i propri fallimenti, la prigione delle convenzioni borghesi e la propria solitudine.I sogni, i simboli, i ricordi si frantumano e riacquistano il loro significato originale nel vissuto e nella vita dei "duellanti" che, progressivamente, si riconoscono l'uno nell'altro. Nella Vienna di fin de siècle i protagonisti interagiscono con diversi personaggi (tra cui Freud, giustamente), muovendosi tra le strade di una città raramente illuminata, nella quale si proiettano anche i rispettivi stati d'animo. Alla fine del romanzo, le lacrime di Nietzsche-spontanee,liberatorie, sincere- sono anche quelle delle lettore che, pur consapevole della finzione letteraria, si riconosce, tuttavia, nelle profonde riflessioni sull'esistenza e nella necessità dell'apertura del cuore. Il romanzo è scorrevole e intenso e resta tra le pieghe della memoria.
Libro ben scritto che avvicina anche chi non sa di filosofia a questo mondo. La trama tende a decollare verso la fine, l'inizio è un poco lento ma il finale l'ho trovato perfetto per la storia. L'autore è molto bravo ad unire fatti e personaggi realmente esistiti con parti romanzate a tal punto che il lettore non distingue più realtà e fantasia lasciando così la curiosità nella mente di chi legge.
Come spesso succede con i bravi scrittori, non esiste una definizione univoca per i loro romanzi ma vi sono una serie di significati stratificati e multiformi che deliziano il lettore in un'armoniosa composizione di bella prosa (e, dunque, altrettanto bella traduzione), spunti originali, trama avvincente, personaggi ai quali ci si affeziona subito e comprimari che hanno comunque un'importanza strategica nel percorso narrativo. Questo vale anche per Le lacrime di Nietzsche che è, al tempo stesso, un romanzo filosofico e psicologico, la storia di più di un'amicizia, il racconto della nascente pscicoanalisi e delle sue prassi terapeutiche, l'affresco di un'epoca tra positivismo e religiosità ebraica, e la riproposta letteraria di una Stimmung mitteleuropea descritta con la delicatezza di un osservatore attento ma discreto. La crescita catartica di uno dei maestri del sospetto e del maestro di Freud, avviene col giusto ritmo narrativo; i due sono accomunati da un malessere che porta alla luce i tratti oscuri dell'animo umano e la loro iniziale distanza sarà colmata da un rapporto a volte faticoso, difficile ma sempre costruttivo e, appunto, catartico. L'onestà intellettuale dell'autore ci dice, nella nota finale, che i due protagonisti non si incontrarono mai; eppure, la descrizione del loro rapporto è talmente vivida e dipinta con i toni di un crescendo così appassionante da convincere il lettore che si tratti della riscrittura letteraria di fatti storicamente avvenuti. Il sottofinale, infine, è un autentico colpo da maestro, degno di un navigato scrittore di romanzi gialli. Yalom, al pari di pochi altri contemporanei, si conferma una piacevolissima scoperta.
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