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Come in Spinoza l'ordine delle idee non è l'ordine delle cose, così la prima posizione che salta agli occhi in questa lettura del Capitale è di distinguere nettamente il piano logico della conoscenza da quello della realtà, distinzione per la quale è possibile la rigorosità della filosofia e del discorso scientifico, perché la conoscenza e la realtà diventano definitivamente autonome, non come invece avviene nell'empirismo e nel positivismo in cui il soggetto è appiattito sulla realtà o nel razionalismo e nell'idealismo in cui invece è la realtà ad essere appiattita sul soggetto; non rispettando questa distinzione, idealismo ed empirismo avanzano la pretesa del soggetto perché anche l'empiria, come già sosteneva Lenin, alla fine non è altro che pulviscolo di impressioni del soggetto, un'ennesima forma di idealismo (Materialismo ed empiriocriticismo). Quindi bisogna farla finita con il soggetto, con l'uomo nel senso teorico del significato, togliere con esso la filosofia umanista e storicista per vedere come davvero funzione la produzione della conoscenza alle prese con il suo proprio oggetto, e adeguare l'oggetto teorico della conoscenza all'oggetto della realtà senza confonderli. Althusser e consorti si propongono di studiare l'oggetto filosofico e scientifico del pensiero di Marx. Quello filosofico rientra nell'antistoricismo e nell'antiumanismo, nel chiarire in modo, direi esasperato, la produzione del pensiero distinta dalla realtà, come, a detta di Althusser, Marx stesso affermerebbe nella sua Introduzione del 1857. L'oggetto scientifico ci è dato dal materialismo storico e dal modo di produzione capitalista, nei testi del Capitale propriamente detto e nel IV volume. Ma attenzione. Il Marx letto in modo sintomale è soprattutto quel che non dice mentre dice. Ne esce un Marx strutturalista, oserei dire quasi censurato, che al sottoscritto ha ben poco da dire: sparisce dal Marx l'alienazione, il polso della storia, l'accumulazione originaria e tante altre cose...
Recensioni
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Si tratta della prima edizione italiana completa del seminario tenuto da Althusser e allievi nel 1964-65 all'Ecole Normale Supérieure di Parigi. Impossibile in poche righe sintetizzare le complesse argomentazioni svolte, avendo come obiettivo un radicale ripensamento (e rilettura) della massima opera di Marx. Meglio esporre, telegraficamente, come all'epoca si colse, il significato, profondamente rivoluzionario, del testo in esame.
Contro lo storicismo e la concezione di un evolversi della società regolato dal predominante influsso dello sviluppo delle forze produttive a opera di un soggetto umano guidato dalla teleologia del suo lavoro (tutta la tematica dell'"ape e l'architetto") il lavoro teorico della scuola althusseriana riponeva al centro del pensiero marxiano l'analisi strutturale, cioè quella dei rapporti sociali (di produzione). In definitiva, Leggere il Capitale è una raffinata, profonda e assai ramificata ed estesa riflessione sulle tesi contenute in poche e sommarie righe di Marx nella prefazione a Il Capitale: "Qui si tratta delle persone soltanto in quanto sono la personificazione di categorie economiche, incarnazione di determinati rapporti e di determinati interessi di classi. Il mio punto di vista, che concepisce lo sviluppo della formazione economica della società come processo di storia naturale, può meno che mai rendere il singolo responsabile di rapporti dei quali esso rimane socialmente creatura" (corsivi nel testo).
Le determinanti sociali degli individui sono le strutture dei rapporti; ed è tramite l'analisi di queste che, per dirla con Althusser, Marx aprì alla scienza il "Continente storia". Concentrare l'indagine su queste strutture come si propone e si fa in Leggere il Capitale significa apportare un colpo decisivo allo schema "classico" del marxismo economicistico della tradizione: lo sviluppo delle forze produttive incontra, al suo "massimo" livello, l'ostacolo rappresentato dal vecchio involucro dei rapporti di produzione (pensati come relazioni di proprietà dei mezzi produttivi); questo involucro viene dunque spezzato; tutta la "sovrastruttura" politico-ideologica che si erge su quella "base" (rapporti di produzione) viene rovesciata e trasformata. Senza alcuna sottovalutazione dei problemi dello sviluppo, la lettura althusseriana di Marx pone l'accento sul rivoluzionamento dei rapporti sociali; di cui si deve però conoscere la struttura in quanto da essa nasce tutta la problematica della lotta tra le classi (dominanti e dominate). Il soggetto umano, con la sua teleologia del (e nel) lavoro, viene espunto dalla scienza della "storia". Inoltre, la struttura sociale non è soltanto di tipo economico-produttivo; essa è composta complessamente da rapporti economici, politici, ideologici (con i loro differenti apparati tipo impresa, stato, scuola ecc.). Questa struttura complessa è "a dominante", dove quest'ultima può essere rappresentata dalla sfera sociale economica o invece da quella politico-ideologica; ferma restando solo la, marxianamente ben nota, "determinazione d'ultima istanza" da parte dell'economico.
Difficile rendere conto dell'impatto che ebbe la teorizzazione althusseriana sulla lotta politica e ideologica di quel tempo. Lo storicismo e l'umanesimo si fondavano profondamente sulle tesi (evoluzionistiche e gradualistiche) dello sviluppo delle forze produttive. La "via italiana al socialismo" del Pci, la politica del Pcf, ecc. in genere le politiche dei comunisti "revisionisti" erano pregne di tesi simili. Leggere il Capitale (così come le successive opere althusseriane) furono un attacco radicale nei confronti dell'opportunismo che si affidava all'evoluzione storica, di fatto orientata dallo sviluppo produttivo secondo modalità (strutture di rapporti) capitalistiche (anche nei paesi detti "socialisti"). Quella battaglia ideologica fu persa proprio per l'irriformabilità del "comunismo". Non ci si poteva rendere conto del fatto a quell'epoca, ma proprio la "storia" ha dimostrato che non è più possibile la semplice rielaborazione, pur radicale, del pensiero di Marx.
Tuttavia Leggere il Capitale resta uno spartiacque per qualsiasi nuova riflessione critica intorno al capitalismo. Bisogna ormai fuoriuscire più decisamente dal marxismo, ma senza rispolverarne i concetti. L'opera althusseriana va continuamente riletta soprattutto per quanto concerne l'imprescindibile esigenza dell'analisi strutturale (della struttura dei rapporti sociali). Altrimenti addio scienza del "Continente storia".
Gianfranco La Grassa
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