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Giuseppe Rossi ha una vita noiosamente normale: mezza età, un lavoro, una famiglia. Una routine. Fino a quando riceve la classica "proposta che non si puó rifiutare" : 10 anni di pensione, da godere con ancora tutte le forze in corpo, per un meritato riposo retribuito. E poi, a quasi 70 anni, tornare a lavoro.Una proposta insolita, sì, ma... Piacevole. E alla fin fine, nulla di eccessivamente fuori dagli schemi.Ma se improvvisamente si parlasse di microchip impiantati? Di controllo sulla persona? Di studi in vivo? Di cavie, burocrati con deliri di onnipotenza, segretarie vestite come vestali, scosse di elettricità a tradimento? Giuseppe Rossi non sa a cosa sta andando incontro, mentre firma per 10 anni di riposo. Ma lo comprenderà fin troppo presto. . La bellezza di "Leggermente distopico" - insita già nel titolo - sta proprio nell'essere riuscito a coniugare una situazione assolutamente banale - quale la pensione - ad una cascata di eventi dalla portata a dir poco catastrofica. Una distopia che parte dal basso e dalla quotidianità, per risalire prepotentemente verso temi imprescindibili, quali la libertà individuale, la misericordia, il mantenimento di solidi valori. È la descrizione di una realtà assolutamente normale, che improvvisamente assume una svolta inquietante. Appunto, leggermente distopica. Nonostante la gravità dei temi trattati, "Leggermente distopico" è tutto meno che grave. Mescendo un sapiente uso dell'ironia a una sfilza di personaggi iconici e più o meno inconsapevolmente divertenti, è una vera delizia per gli occhi. Come non innamorarsi di Almerino, fonte di perle quali "Tornerai a lavoro, ma non domani", o di Loretta con il suo destino di nonna succube? O ancora Clarisso Feroci, ambiguo rappresentante della categoria dei "cattivi", Pamela e Giulio che non riescono a crescere, o Gieson e il suo bisogno di affetto? Per non parlare poi di lui, Giuseppe Rossi: sgangherato, con la testa fra le nuvole, colpito da questa assurda spada di Damocle.
"Leggermente distopico" lo consiglio vivamente, mi ha appassionato fin dall'inizio, il racconto ha un carattere tragico /comico che mi piace molto, mi sono divertita ma al contempo ho avuto stimoli di riflessione sul senso della vita. Paolo Pajer ha la capacità di rendere davvero molto bene i personaggi, è come vederli, descritti nei particolari delle loro caratteristiche in bene e in male. E un pò come assistere a una sceneggiata teatrale!
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