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Banville è un acclamato scrittore mondiale e vincitore di prestigiosi premi. Qui letto per la prima volta. Lettura particolare e insolita, una storia lenta e riflessiva, non sempre chiara negli eventi per il narrare volutamente enigmatico dell'autore. Sicuramente un libro che non fa venire in mente nessun altro letto – ed è un pregio - poiché troppo peculiare è lo stile di Banville. Un libro difficile da giudicare, sicuramente non il capolavoro del suo autore, ma in qualche modo ammaliante e si legge d'un fiato.
Bellissimo. Soprattutto bellissima la traduzione che credo renda giustizia alla prosa scarna, eppure poetica ed evocativa di questo piccolo libro meraviglioso. Eppure è la rivisitazione di un classico: Le affinità elettive di Goethe; mi è venuta voglia di rileggere anche quello perchè, e so di dire un'eresia, non mi era sembrato così bello.... La traduttrice è Francesca Olivieri: peccato che IBS non dia la possibilità di selezionare oltre che l'autore e la casa editrice anche la traduzione, perchè sono curiosa di leggere altro di lei, schifata come sono dall'andazzo attuale delle case editrici e dei traduttori che spesso ci propinano roba illegibile, magari traducendo capolavori e noi non potremo mai saperlo.
Questo è stato il mio primo impatto con Banville, di cui mi era stato raccomandato "Il mare". Sono sconcertata: trama quasi zero; si allude continuamente a misteri, equivoci, ambiguità, che poi si rivelano banalità; lo stile è tortuoso, artificioso, spesso volutamente incomprensibile. Come riempire 120 pagine di fumo senza una fetta d'arrosto. Per quanto breve (è un racconto) ho faticato a finirlo: pretenzioso e inutile. Forse un'operazione commerciale. Mi riservo però di leggere "Il mare" prima di farmi un'idea di Banville.
Recensioni
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