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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2017
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Una storia vera, quella della famiglia Casati che per più di nove mesi si trasferisce nel New Hampshire vivendo così un’esperienza indimenticabile, l’incontro con il freddo. Non il freddo europeo, un accidente sempre più raro nelle nostre vite che scorrono da esso indipendenti, bensì qualcosa di tangibile e condizionante, una presenza quasi personale che ti mostra un mondo altro e ti costringe a una vita diversa. Casati inizia a farci i conti, alla fine ne diventa amico e dal freddo si fa aiutare a guardare il mondo e la vita da una prospettiva inedita. Nella loro casa di legno nel bosco, da agosto a giugno osserverà la sua vita, quella della sua famiglia, quella del bosco intorno alla casa ed ogni altro accadimento quotidiano, attraverso la lente d’ingrandimento che il freddo gli mette intorno. Un reportage misto a memorie da diario, accompagna il lettore che il freddo personale non conosce, in un mondo in cui non siamo più i padroni incontrastati del tempo e dello spazio. Sorprendente, accattivante, pieno di curiosità e vocaboli da imparare, la lingua del freddo che purtroppo rischia nel mondo della tracotanza degli uomini contemporanei, di divenire solo un bel ricordo… (Peccato per le foto tra le pagine solo in bianco e nero, si rifà nell'appendice a fine libro).
Io sono un'amante del freddo, sono nata a cavallo tra l'autunno e l'inverno, quelle VERE. Ho acquistato questo libro, lo confesso, perchè mi ha attratto tantissimo il titolo, ma sinceramente mi ha deluso. Più che un racconto sembra una cronaca monotona di una famiglia che trascorre un certo periodo in una casa nei boschi in America. Le osservazioni del freddo poi sono scontate e reperibili anche da altre fonti. In sostanza mi aspettavo di più da un filosofo delle scienze, essendo anche il primo libro che leggo di questo autore.
Avendo letto diverse cose di Casati, ho acquistato questo libro con fiducia. Ne sono rimasta delusa; mi sarei aspettata osservazioni di maggiore spessore filosofico - dato che chi scrive è un filosofo -. Il racconto mi è sembrato più che altro una monotona cronaca dei mesi trascorsi da questa famiglia negli Stati Uniti. Quanto al freddo, vi si riportano osservazioni reperibili anche da altre fonti. Infine, en passant, perché definire "stronze" (p. 78) due signore che accarezzano il cane dell'autore?
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