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C'è la guerra, i barbari cingono d'assedio la città e la gente soffre la mancanza di beni primari. Tre persone condividono loro malgrado un piccolo appartamento: un anziano e disilluso professore, un giovane e idealista collaboratore, un'ancora più giovane studentessa. C'è freddo e non hanno con che scaldarsi, tranne i libri: ma quali sacrificare per primi? Ognuno dei tre personaggi ha le sue idee e quindi preferenze. Queste varranno ancora, se alla fine si arriverà a dover dare al fuoco ogni volume fino all'ultimo? In un crescendo di tensione smorzata da humor nero, si giungerà a una parziale "soluzione". La sopravvivenza vale il sacrificio di tutta la cultura? Questo in sostanza il quesito avanzato dalla pièce della belga Nothomb. Al quale il lettore coscienzioso risponderà: esiste una risposta più giusta di un'altra? Il lettore ancor più coscienzioso replicherà: esiste una domanda meno giusta di questa? Infine il lettore saggio chiederà: quanti libri servono per generare una vita? e quante vite servono per generare un grande libro?
surreale, ottimo come teatro da camera.
Ormai conosco Amelie Nothomb come le mie tasche e so perfettamente (o quasi) cosa aspettarmi dai suoi romanzi, anche se questo mi ha lasciata un po' basita per il semplice fatto che è uno dei più strani che io abbia mai letto. Strano ma reale, perchè c'è sempre un fondo di verità tra le pagine della regina dei paradossi. Fredda, cinica e implacabile, la Nothomb esplora i lati più oscuri dell'anima umana con una grazia e uno stile che possiede lei soltanto. L'unica cosa che non mi è piaciuta è che "Libri da ardere" è scritto come se fosse una commedia teatrale (anzi, una tragedia), quindi è come leggere un copione e i libri di questo genere mi danno sempre una triste impressione di pigrizia compositiva e non sempre riescono a coinvolgere pienamente il lettore a causa di particolari un po'scarni, dialoghi eccessivi e un po'forzati. Per fortuna che la grottesca profondità di Amelie me l'ha fatto apprezzare e per questo lo ritengo uno dei suoi capolavori.
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