"Attore, regista e produttore indiano. Superstar della «hindi comedy» di Bollywood degli anni '50. Figlio d'arte (i K. sono una delle dinastie cinematografiche più celebri dell'India), esordisce come attore all'età di undici anni; a ventidue è aiuto-regista per le più importanti majors di Bollywood (fra cui la Bombay Talkies); a ventiquattro fonda una casa di produzione indipendente, la Raj Kapoor Films, per realizzare il primo film da regista e protagonista, Aag (Oggi, 1948), preludio alla fase più creativa della sua carriera, gli anni '50. Sono di quest'epoca due film destinati a diventare dei classici del cinema indiano: Awaara (Il vagabondo, 1951) e Shri 420 (Il signor 420, 1955). K. reinterpreta qui con grande originalità il tradizionale musical di Bollywood alla luce delle lezioni di tre maestri occidentali: F. Capra (i loro incontri sono ricordati da Capra nelle sue memorie); V. De Sica (per Miracolo a Milano); e C. Chaplin. In particolare, Charlot ha un'influenza determinante sul carattere e pertfino sull'abbigliamento del personaggio incarnato da K.: il giovane vagabondo romantico, senza un soldo ma ricco di sogni e di ideali, destinato a fare i conti con la spietata realtà della metropoli. Mix di candore e moralismo, denuncia sociale e commedia, con un alto senso del ritmo e dello spettacolo, il suo cinema trova in questi due film il suo punto di equilibrio perfetto, destinato a essere apprezzato anche all'estero: Awaara e Shri 420 spalancano infatti alla cinematografia indiana le porte di nuovi mercati come l'Unione Sovietica e il Medio Oriente. La sua carriera attoriale continua con buon successo, ma da regista non riesce più a ricreare quella magia, come testimonia il flop di Mera Naam Joker (Io sono un clown, 1970), ambizioso remake di Luci della ribalta di Chaplin. "