Paul-Louis Courier è stato uno scrittore francese. Ufficiale d’artiglieria, partecipò con l’esercito napoleonico a numerose campagne di guerra, specie in Italia. Dopo la battaglia di Wagram (1809) si mise in congedo e si trasferì a Firenze, dedicandosi intensamente agli studi classici. Fu un assiduo frequentatore del salotto della contessa d’Albany. È di questo periodo la scoperta e la traduzione del manoscritto del romanzo ellenistico Dafni e Cloe. Rientrato in Francia nel 1812, dette inizio a un’intensa attività di polemista. Del 1819 è uno dei suoi più aspri libelli, la Lettera ai signori dell’Accademia (Lettre à Messieurs de l’Académie) che non lo avevano eletto membro del sodalizio; a essa fecero seguito molti altri opuscoli polemici di ogni genere, in particolare contro la dinastia e il governo della restaurazione, ispirati a principi fondamentalmente liberali e che rivelano un’ampia e costante fiducia nelle capacità di progresso del popolo: il Semplice discorso di Paul-Louis, viticoltore della Chavonnière (Simple discours de Paul-Louis, vigneron de la Chavonnière, 1821), contro la proposta di offrire il castello di Chambord al duca di Bordeaux, nato in quell’anno (per questo scritto C. fu imprigionato e condannato a una forte ammenda); la Petizione in favore dei contadini ai quali si proibisce di ballare (Pétition pour des villageois que l’on empêche de danser, 1822), che gli valse un nuovo processo; il Libello dei libelli (Pamphlet des pamphlets, 1824), in cui fa l’apologia dei suoi stessi scritti polemici. Amante dell’Italia non meno di Stendhal, egli ha lasciato sul nostro paese le note e vivaci Lettere dalla Francia e dall’Italia (Lettres de France et d’Italie, postumo, 1828), che risalgono agli anni tra il 1787 e il 1812. Morì assassinato in circostanze oscure.