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Il secondo ciclo di conferenze tenuto al centro culturale di San Fedele sulla Genesi, rispetto al primo, segue le vicende non tanto in base alla sequenza della Scrittura ma secondo le tre tradizioni fondamentali: jahvista, elohista e sacerdotale nei confronti delle vicende di Abramo. A lui sono dedicate i 3/5 dell’opera, sicché su Isacco, Giacobbe, Giuseppe e suoi fratelli lo spazio di riflessione rimane ristretto. Perché Abramo è il padre della fede, Gesù stesso ha detto “Abramo ha visto il mio giorno”. In un mondo nel peccato, Dio invita Abramo ad andarsene dal suo paese verso quello che gli indicherà, in lui sarà benedetta la sua discendenza e tutte le famiglie della terra. Abramo, padre della Fede, agisce con prontezza (vocazione militare), fino alle estreme conseguenze, fino al sacrificio del figlio Isacco. In questo luogo Ravasi si confronta anche con le alternative di Kierkegaard, per giungere alla conclusione che Abramo è stato messo alla prova affinché Isacco diventasse davvero dono, non più figlio della carne, ma il figlio della promessa. Con il matrimonio di Isacco con Rebecca si entra in un altro ciclo, quello di Giacobbe-Israele. Giacobbe lotta con l’Uomo-Dio per tutta la notte fino al mattino, e proprio per questo il suo nuovo nome sarà Israele, e Israele saranno tutti i suoi 10 figli, l’ultimo dei quali è Beniamino dato alla vita con la morte dell’amatissima Rachele. Seguono le poche pagine su Giuseppe e i suoi fratelli, e le benedizioni dei fratelli, che si costituiranno in tribù. E Giuseppe? Resta un patriarca, ma non avrà una sua propria tribù, perché i suoi figli, Efraim e Manasse, saranno benedetti direttamente da Giacobbe. Da qui, appunto, le 12 tribù di Israele. In questo libro vi sono riflessioni su altri eventi, come la distruzione di Sodoma e Gomorra, la scala di Giacobbe e tanto altro. Quel che conta, e lo ribadisco, è che in queste opere di Ravasi si ha ha un vero e proprio commento alla Bibbia, ricco di esegesi e erudizione.
Interessanti trascrizioni di cicli di conferenze tenuti da Ravasi ai tempi milanesi. Di elevatissima caratura.
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