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Anno edizione: 2017
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Il libro è molto interessante perché tratta di una tematica che ormai ci riguarda tutti ma di cui ancora ci si occupa poco. Scrittura semplice ma nel complesso un po' troppo ripetitivo.
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Per migliaia di anni la paura più grande dell’uomo ha avuto il volto del buio che tutto avvolge: athazagorafobia, ovvero il terrore di essere dimenticati e dimenticare. Lo sa bene Ulisse quando, incontrando i Lotofagi, comprende quanto sia facile per il suo equipaggio lasciarsi andare e rinunciare a tornare a casa. Il frutto della dimenticanza è una condanna per chiunque abbia un progetto; di peggio c’è soltanto la caduta dell’essere umano stesso nell’oblio. Gli eroi omerici combattono per raggiungere l’immortalità, per compiere grandi gesta. Achille lo confessa chiaramente quando decide di andare in guerra: “è precluso a me il ritorno, ma avrò gloria immortale;se invece andassi a casa nella cara terra dei padri, sarebbe perduta per me la nobile gloria” (Il. IX, 413-415).
Dopo più di duemila anni, nel pieno della rivoluzione digitale che ci sta attraversando, il paradigma è rovesciato o per lo meno ha assimilato nuove prospettive così radicali da essere costretti a parlare di un vero e proprio mutamento sociale e antropologico. Nella storia si presenta il problema di voler essere dimenticati, e ciò accade quando stiamo comprendendo che non sia operazione così facile e scontata. Giovanni Ziccardi, ex hacker, giornalista e docente di informatica giuridica alla Statale di Milano, prova a fare il punto della situazione in un saggio necessario e illuminante, Il libro digitale dei morti. Il titolo richiama ovviamente il celebre Bardo Thodol, il libro dei morti tibetano, noto manuale per raggiungere il nirvana attraverso vari stadi di purificazione e pratiche irrinunciabili per quanti non vogliano ritornare nel ciclo delle vite, nel samsara. La prospettiva di Ziccardi è eminentemente terrestre, sebbene il fulcro del suo saggio attraversi e investighi il mondo digitale, dei social network, e quindi la realtà virtuale; una realtà, però, ormai decisamente più invadente e concreta del vecchio mondo cartaceo e d’archivio classico. Il dato inquietante da cui parte è l’annuncio comunicato dalla BBC il 13 marzo 2016: “a breve, su Facebook, ci saranno più morti che vivi. Il social network per eccellenza ha già preso le sembianze di un cimitero digitale, in costante e inarrestabile crescita”.
Il mondo contemporaneo si trova ad affrontare un problema enorme, e probabilmente senza avere ancora gli strumenti adatti per risolverlo. Come garantire l’oblio, la cancellazione dei nostri dati, delle foto, dei profili social dalla rete, dai cloud, e da qualsiasi dispositivo tecnologico? Ognuno di noi, osserva il giornalista, è avvolto da una serie di informazioni trasformatesi ormai in una gabbia mediatica. Conti correnti on line, immagini per accedere ai pc, password, email riservate e pubbliche, profili facebook, twitter, instagram, linkedin, snapchat, whatsapp, ecc.: siamo di fronte a uno sdoppiamento dell’uomo che lo coglie impreparato soprattutto quando arriva il momento finale, la morte. Se Achille viveva angosciato dalla paura dell’oblio, oggi ci troviamo a essere spesso terrorizzati dal non poter cancellare utenze e informazioni che ci appartengono, o a non essere in grado di selezionarli. Ziccardi investiga giuridicamente e socialmente la galassia delle leggi e delle possibilità offerte oggi manifestando chiaramente quanto siamo ignoranti e impreparati. Tra deleghe a terzi per estinguere un profilo facebook e rimozioni forzate per aver impostato la propria privacy prima di morire, le opzioni sono innumerevoli; ma non sempre sicure. Il caso dell’FBI, che nel 2015 ha sollecitato la Apple affinché sbloccasse l’Iphone di un terrorista (Syed Rizwan Farook) a San Bernardino, è solo un esempio di come siamo tutti esposti a una legislazione piena di imperfezioni e in costante evoluzione. In questo specifico caso si richiedeva una “autopsia digitale”, per capire la rete di legami che l’assassino aveva intrattenuto. La trattativa per la condivisione delle informazioni tra Stato e Apple è stata inutile. La società non ha accettato di spartire i segreti del sistema di accesso dei dati, ritenendolo un pericoloso precedente e un cavallo di troia. Gli Stati Uniti infine si sono dovuti rivolgere a un hacker israeliano, e pagarlo un milione di dollari, per ottenere quanto volevano.
La complessità del fenomeno rende la lettura del libro, come sottolineato, necessaria perché l’analfabetismo digitale si appresta a essere un grave problema per la società futura e non è possibile ignorarlo; illuminante, poiché indica non solo il quadro complessivo del rapporto uomo-tecnologia, ma fa emergere chiaramente anche un fattore estremamente interessante: il passaggio evolutivo da homo sapiens sapiens a homo digitalis.
Il rapporto con la morte, per migliaia di anni manifestatosi in pratiche ancestrali e rituali emancipatori (si legga il bellissimo Storia della morte in Occidente di Philippe Ariès), ha oggi mutato straordinariamente le proprie coordinate, tanto da trasformare i comportamenti di ognuno di noi di fronte all’estremo limite. Ziccardi analizza l’atteggiamento di quanti ormai vivono il trapasso attraverso i social, quasi a esorcizzarlo o a trasformarlo in evento collettivo – quindi forse per proteggersene e non per semplice e puro narcisismo –, ed elenca una serie di siti che cominciano a proliferare dedicati a come gestire il dopo. A chi lasciare il proprio profilo? Lo si vuole cancellare? Renderlo commemorativo? Perché relazionarsi a esso? (L’autore accenna anche a una death etiquette, un galateo per la morte social.)
Alcuni siti sembrano proporre delle soluzioni. È il caso del servizio offerto da Eterni.me per esempio, il cui slogan è “tutti dobbiamo morire, prima o poi, lasciando soltanto pochi nostri ricordi dietro di noi, per la famiglia, gli amici e l’umanità, e saremo tutti dimenticati. Ma cosa accadrebbe se, invece, tu potessi essere ricordato per sempre?”. In questo caso la scelta è per salvare la memoria dell’estinto, ovviamente, ma si tratta solo di una delle innumerevoli opzioni che le nuove “pompe funebri digitali” stanno offrendo ai loro new customers, i morti digitali.
Insomma i funerali delle star, le commemorazioni in diretta, la trasmissione di delitti on line: tutto il mondo virtuale che accomuna questi eventi li sta trasformando, e noi con loro. Il destino appare in continua e rapida evoluzione, e l’eterna lotta tra immortalità e oblio sembra ancora lungi dall’essere conclusa.
Andrea Comincini
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