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Questa è una storia d'aria (palloni aerostatici, levità, frontiere) e una storia di terra (zavorre, schermaglie, routine). Ed è una storia di precipizi, di cadute e barbari strappi. Questa, in una parola, è un'invincibile storia d'amore.
Tre leggendari pionieri ottocenteschi rivivono fra le pagine dell'originale e struggente mescolanza di fatti e finzione che è Livelli di vita: Fred Burnaby, colonnello della Guardia Reale ed esploratore dell'esotico, la «divina» Sarah Bernhardt, e Félix Tournachon, aeronauta e celebre fotografo ritrattista noto come Nadar. Ad accomunarli, un'incomprimibile passione per il volo, l'impulso sacrilego a issarsi a bordo di una cesta di vimini appesa a un pallone e, affidandosi a un precario equilibrio di pesi e correnti, sganciarsi dal regno che ci è deputato per conquistare lo spazio degli dèi. Una buona metafora per ogni storia d'amore. Quella immaginata fra Burnaby e Sarah Bernhardt, ad esempio. O quella, cinquantennale, fra Nadar e l'afasica moglie Ernestine. Oppure la storia d'amore, durata trent'anni e poi proseguita, fra Julian Barnes e la moglie Pat Kavanagh. Storie in cui «metti insieme due cose che insieme non sono mai state e il mondo cambia». Ma, perduta l'altezza, che cosa ci rimane? I ricordi, baluardi di una vita ancora intatta e densa e furiosa, tramiti di un discorso amoroso che non si esaurisce e non placa. In attesa di un vento da settentrione, capace di riportare in quota.
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Lo capisco che uno scrittore possa mettere assieme cose che non c'entrano tra di loro, però mi pare che tutta la terza, dolorosissima parte, sia un po' campata in aria rispetto al resto. Le prime due parti sono molto godibili, invece. Nella terza il dolore di Barnes per la morte della moglie prende il sopravvento e diventa una lamentazione disperata e disperante e troppo lunga.
Alla fine della lettura ero in lacrime. Non so sarei emotivamente pronta per rileggerlo! Prezioso!
“Questa è una storia d’aria (palloni aerostatici, levità, frontiere,) e una storia di terra (zavorre, schermaglie, routine). Ed è una storia di precipizi, di cadute e barbari strappi. Questa, in una parola, è una storia d’amore.” In “Livelli di vita” Julian Barnes racconta le imprese di 3 pionieri ottocenteschi del volo aerostatico (il colonnello inglese Fred Burnaby, la “divina” attrice Sarah Bernhardt, e il celebre fotografo Nadar) accomunando metaforicamente l’azione stessa del volo con il sentimento dell’amore: entrambi ci elevano, ci fanno sentire invincibili, ma sono anche un azzardo, un rischio mortale. Nelle prime due parti, dedicate a questi 3 personaggi, leggiamo delle loro vicende, vere o fittizie, e della grande passione che li accomuna per quel regno da sempre negato all’uomo e appartenente solo agli dei. Nella terza parte, l’autore racconta invece la sua di storia, il profondo amore per la moglie, ma anche il senso di vuoto e di indifferenza dopo la sua morte, e lo fa con una precisione così chiara e precisa che fa venire i brividi. Proprio nelle piccole cose sta la tortura peggiore: tornare a casa e realizzare che non c’è più lei ad aspettarlo; fare le stesse azioni quotidiane sentendo la sua mancanza, oppure farne di nuove pur sapendo in ogni caso di non poterle più condividere con lei; essere consumato dal dolore della sua assenza, eppure non voler smettere di soffrire per paura di dimenticarla; sperare di ritrovare la felicità col passare del tempo (ma di che razza di felicità stiamo parlando senza di lei…?), mentre la vita degli altri continua, ipocrita, come se nulla fosse, incurante del fatto che lei non ci sia più. Solo chi ha perso qualcuno che ha saputo elevarlo-a così in alto sa quanto sia orribile precipitare nel vuoto quando ci si ritrova soli. “Si soffre nell’esatta misura di quanto vale la perdita, perciò si finisce per affezionarsi al dolore. Se non importasse, non importerebbe.” Mai lette parole più vere.
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