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Long Way Down ha attirato subito la mia attenzione grazie alla sua premessa: il romanzo infatti è ambientato principalmente in un ascensore e la storia si svolge in un arco di tempo di sessanta secondi (in pratica, il tempo che ci vuole per andare dall'ottavo al piano terra). Oltre a ciò, la narrazione invece di essere in prosa è in versi. Di Long Way Down mi è piaciuto quasi tutto: innanzitutto, la storia ed in particolare il fatto che Jason Reynolds abbia voluto concentrarsi sul ciclo della violenza; nel quartiere dove vive Will infatti - il protagonista di Long Way Down - quando un proprio caro muore, spesso per mano di un’altra persona, è necessario seguire le Regole (1. non si piange, per nessun motivo, 2. non si fa la spia, 3. si cerca vendetta), regole tramandate di generazione in generazione e che tutti conoscono alla perfezione. Per questo, si tratta di un un ciclo difficile da spezzare nonostante mieta vittime innocenti, distrugga intere vite e spinga a commettere azioni dalle quali è praticamente impossibile tornare indietro e che non fa altro che tormentare chi le ha compiute. Will però, grazie alle persone - già tutte morte - che a mano a mano saliranno sull'ascensore, avrà finalmente la possibilità di considerare gli effetti che l'azione che sta per compiere avrà e decidere se ne vale veramente la pena. Ho poi apprezzato tantissimo la narrazione in versi ed i personaggi, soprattutto Will, un protagonista molto realistico e comprensibile. L’unica cosa che non mi ha convinto al 100% è stato il finale; il motivo per cui non mi è piaciuto però potrebbe essere considerato uno spoiler quindi mi limiterò a dire che io, personalmente, avrei preferito un finale diverso.
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