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Il libro narra di quattro viaggi fatti dalla Romano in estati diverse, in Jugoslavia, dall'Istria a Spalato (con una particolare predilezione per l'isola di Hvar e i suoi notturni) insieme con un giovane amico, Antonio, e rivissuti in squarci di visioni, in lampi della memoria, con la parzialità assoluta e desiderosa di alibi di ogni rivisitazione affettiva. Protagonista è ovviamente questa coppia fuori dalla norma, lei con il doppio dell'età di lui, ma "questo non ha importanza. Devo aver scritto da qualche parte che per me i numeri sono magia, non cronologia": con pelle e capelli bianchi sotto il copricapo di paglia, l'anziana scrittrice; abbronzato, con un berretto da mare e un borsone da fotografo a tracolla, il giovane studioso. Lei deve fare i conti con la sua età, con il fastidio soffocante che le provocano gli spostamenti, e soprattutto l'entusiasmo e l'esuberanza di lui, pur nella sua dedizione fedele e quasi compiaciuta ai voleri dell'amica. Che lo aspetta con impazienza mentre lui gira, traffica, incontra, piuttosto irritata dalla sua "festosità", dall'ingenuità delle sue letture ed esaltazioni. La loro è una storia tenera, ferita da una sofferenza oggettiva (gli sguardi maliziosi degli altri; la richiesta di spiegazioni dei camerieri e dei turisti) e soggettiva (analisi e autoanalisi, lacrime, ricatti, notti in bianco e gelosie come in qualsiasi altra relazione). Evidente appare un certo sottile sadismo di lei, una non camuffata volontà di ferire Antonio, in frasi che hanno lo spietata durezza della verità: "Non provo piacere: sono una mummia", "Non si può amare la madre", "A me piacciono i vecchi asciutti, tu sei giovane e umido (sudato)". I due escono comunque da questo racconto più drammatici e vivi della miriade di volti e figure inconsistenti delle comparse di contorno, nel loro rapporto che molti leggeranno con pruderie o morbosità. Ad altri potrà sembrare una storia solo insolita, nel suo sgomitolarsi imprevedibile e necessario.
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