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Come suggerisce il titolo, questo libro affronta la Riforma non nel periodo tradizionale, 1517-1555, ma partendo dal medioevo per arrivare fino al Settecento. L’autore cerca le cause della generale richiesta di riforma nella chiesa medievale, dove gli interessi politici e temporali presero il sopravvento sugli obblighi spirituali, tratta poi il periodo della Riforma luterana, calvinista e anglicana, lasciando spazio alle guerre di religione che insanguinarono l’Europa per un secolo, fino alla pace di Vestfalia. Nella seconda parte del libro viene preso in esame l’assestamento seguito al 1648, l’evoluzione delle chiese istituzionalizzate e le divisioni interne ad ognuna. Viene poi messo in luce il rapporto tra religione e scienza seicentesca e il processo di secolarizzazione seguito all’età dei lumi. Infine l’autore, in un breve capitolo, rilegge la storia della Riforma dal punto di vista delle donne, mettendo in evidenza come la moralizzazione e il disciplinamento seguiti alla riforma della chiesa abbiano contribuito a subordinare le donne all’autorità maschile in modo ancor più duro.
Recensioni
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Ordinata e sintetica esposizione della storia religiosa europea fra medioevo e Illuminismo, il volume si presenta innanzitutto come strumento didattico: del manuale ha l'esemplare chiarezza espositiva e anche le necessarie semplificazioni. La scelta di un ampio arco cronologico, nondimeno, permette all'autore di inserire il tema della Riforma in una prospettiva di lungo periodo. Non è soltanto il dibattito dottrinale cinquecentesco, infatti, a essere illuminato da queste pagine, ma una più antica e diffusa inquietudine, che affonda le sue radici nella crisi medioevale e nel Grande scisma, fino alle variegate manifestazioni del dissenso e alle esigenze di rinnovamento religioso che attraversano il XV secolo. Il secondo capitolo del volume, Resistenza, rinnovamento e riforma, riesce così a descrivere "in anticipo" la dialettica fra istituzioni religiose e movimenti riformatori, eresia e pietà popolare, accentuando la continuità di una vicenda ("la lunga età della Riforma") che giungerà alle guerre di religione del Seicento. Analizzando infine il laborioso processo di "assestamento" politico e religioso successivo alla pace di Vestfalia (1648), Wallace traccia un equilibrato bilancio dei "lasciti" e dei "limiti" del plurisecolare dibattito (aggiungendo uno stimolante capitolo sul ruolo delle donne tra Riforma e Controriforma, nel filone dei gender studies anglosassoni). È una eredità che si esaurisce di fronte alla prima autentica frattura di questa storia: il razionalismo illuministico e l'ideologia della tolleranza "desacralizzano" infatti "le relazioni politiche e sociali", anche se l'autore (con significativa fedeltà al suo tema) insiste sulla permanenza di un "dinamismo religioso" nelle "chiese ufficiali" e nei "dissidenti" anche in piena "età della ragione".
Rinaldo Rinaldi
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