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Una storia posta in un futuro non definito ma sicuramente all'avanguardia per quanto riguarda scienza e medicina. Troviamo infatti un protagonista ottantenne affetto da una nuova malattia degenerativa alla quale non esiste cura tranne, e qui arriva il lato assurdo e futuristico, la possibilità di trapiantare il proprio cervello nel corpo di un ragazzo tenuto in vita soltanto artificialmente. Così ha inizio la fase introspettiva del protagonista in perenne lotta tra la parte di sé fatta di memoria, intelletto ed esperienza e quella fisica, ponendosi e ponendoci domande irrisolvibili riguardo la diatriba tra cuore e cervello ma soprattutto:quanto fa la pelle, il sentire, su una persona? E poi c'è colei che ha sposato da parecchi anni quest'uomo e trova troppo alto il prezzo da pagare per averlo ancora in vita. Libro avvincente, originale e piacevole.
Come si sentirebbe un ottantenne, con la sua esperienza, le sue conoscenze, nel corpo di un ventenne? E come si comporterebbero le persone che vivono con lui da una vita? Comanda il cervello o il corpo? Sarà il lettore a deciderlo...
Purtroppo, io mi sono convinta che Licalzi, sia uno scrittore molto ironico, pertanto aspetto sempre la battuta , come nel “ il Guru”, “ l ultima settimana di settembre”, ma purtroppo in questo romanzo non avviene. Detto cio’ la trama e’ strutturata in modo semplice, ma come ha fatto gia’ notare qualcuno si dilunga in alcune parti ( la degenza post operatoria) per poi , in poche pagine far succedere di tutto e concludersi. Narrativamente non l ho trovato cosi’ scorrevole, bella l idea del finale, (attenzione spoiler! ) un po’ meno bella se come me si legge su Kindle.
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