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Anno edizione: 2012
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Anno edizione: 2024
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lettura gradevole
Questo romanzo della Vargas mi è piaciuto meno dei precedenti, troppo complicato, troppo grandguignolesco, troppo imperniato sulla leggenda dei vampiri, troppo legato alla psicologia ed al vissuto dell'Autrice. Naturalmente le ultime cinquanta pagine sono un capolavoro, come sempre nei romanzi della Vargas!
Devo dire che questo e' il primo libro che leggo della Vargas. All'inizio con tutti sti nomi e poliziotti mi ha un po' annoiata , ma con l'andare avanti l'ho trovato molto piu' che carino e di facile lettura. Comunque fantasia e giallo si mescolano molto bene ed e' una piacevole lettura. Adesso leggo gli altri.
Recensioni
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In questa avventura Adamsberg affronta un complesso caso dai macabri contorni horror, in cui le indagini si intrecciano con la leggenda di un terribile vampiro serbo.
Non so se sia bene raccontare di Highgate. Forse sarebbe meglio non parlarne più. È uno di quei grandi tunnel che gli uomini scavano, vero, commissario? E questo è vecchissimo, dimenticato. Forse sarebbe meglio lasciare che crolli. Perché, quando un pazzo furioso apre un tunnel, il problema è che poi possono usarlo altri.
Che la scrittura della Vargas piaccia è testimoniato dalle classifiche di vendita. Partita un po' in sordina in Italia ha aleggiato nelle zone intermedie della classifica per un po' di tempo, per prendere poi la rincorsa e far arrivare in vetta non solo l'uscita del momento, ma anche i titoli precedenti. Un fenomeno di "urgenza" di lettura che accomuna molti autori del suo genere: la necessità di procurarsi gli altri romanzi che si innesca nel lettore quando incontra lungo al sua strada una scrittura nuova, un'idea originale, una storia che funziona.
Ecco: una storia che funziona è anche quella di questo romanzo pubblicato da Einaudi, Un luogo incerto.
Si tratta di una avventura del commissario Adamsberg, uno dei suoi personaggi più amati. E un grande amore anche della scrittrice.
"Potrei dire che all'inizio ero innamorata di lui - ha dichiarato - ma dopo un po' mi ha lasciata, o forse l'ho lasciato io (non ho la risposta) e in ogni caso l'ho abbandonato perché stava prendendo troppo spazio nella mia vita. In seguito ho creato altri tre 'eroi' - molto infantili, immaturi: i tre evangelisti di Chi è morto alzi la mano, che mi assomigliano molto di più di Adamsberg. Poi, dovendo scrivere un racconto - Salut et liberté - per le Monde nel 1997, ho ripensato a lui. Mi sono resa conto che eravamo più 'contrastati' e ho ritrovato il mio 'debole' per lui".
Un debole evidente, che fa nascere un personaggio profondo, come solamente i grandi autori riescono a fare. È un equivalente del commissario Maigret, o di Montalbano, o ancora di Pepe Carvalho, immerso in una sua realtà molto contemporanea ed europea in cui si ritrovano tracce del dibattito allargato e comune sull'accoglienza, l'immigrazione, la necessità di non fare della nostra Europa "un territorio chiuso per privilegiati lasciando gli altri morire fuori dalle sue mura", anche se la stessa Vargas ha più volte accennato alla sua volontà di non fare entrare prepotentemente questi temi (che lei sente molto intensamente) nelle pagine dei suoi romanzi, perché la letteratura deve rappresentare una verità di finzione e non lo specchio della verità esterna.
L'eterno dibattito tra verità e verosimiglianza, che probabilmente ci porteremo appresso in eterno. A completare l'impasto della riuscitissima torta letteraria che ci ha cucinato, ecco l'ingrediente "vampiro" (così in auge in questi anni) usato però in modo del tutto originale, e non poteva essere altrimenti.
Jean-Baptiste Adamsberg si trova ad affrontare un caso molto complesso che si presenta come una vicenda horror. Cosa può terrificare di più di diciassette scarpe lasciate davanti a un cimitero - quello londinese di Highgate, uno dei più "barocchi del mondo occidentale, un'esagerazione, uno scatenamento artistico e macabro" - con tanto di piedi che le calzano, ma nessun corpo attaccato? E di un corpo totalmente smembrato i cui pezzi irriconoscibili sono sparsi in ogni angolo di una stanza in un villino della periferia di Parigi? E di una inchiesta che ha le sue radici nella storia-leggenda di un terribile vampiro serbo?
A dire il vero il suo vice Danglard è terrorizzato soprattutto all'idea di passare nel tunnel sotto la Manica per seguire un convegno a Londra, ma sarà proprio grazie alla loro trasferta inglese che tutta la faccenda prenderà... piede.
Una serie di casi fortuiti, ma "non è proibito interessarsi - disse Adamsberg - quando qualcosa incrocia la tua strada".
A cura di Wuz.it
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