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«Metà di me non sopporta l'altra e cerca alleati.»
Malpensante è chi pensa male, tecnicamente parlando. Ma è soprattutto chi pensa il male e ne culla i nodi dentro di sé, senza risolversi a farne piazza pulita. Il titolo della presente raccolta sembra fare riferimento a entrambe le accezioni: al suo interno Gesualdo Bufalino ha raccolto aforismi, note, pensieri, goliarderie, malumori e umori, disposti a mo' di Barbanera retrospettivo e offerti al lettore. Uno zibaldone (o anche un diario travestito da libro sapienziale, un'opera dei pupi in bilico tra divertimento e passione) assai voluminoso in origine, da cui l'autore ha estratto solo le schegge con il guizzo di anticipi o riassunti delle sue più tenaci ossessioni, con la speranza che qualche lampo, sebbene livido e storto, si sprigioni dalle sue carte e induca un salutare sconcerto nel lettore benpensante.
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Molto semplicemente, e alla maniera di un'antica precettistica orientaleggiante che qui trova poco spazio, un Occidentale Libro delle risposte. Se il sogno più ricorrente del lettore è quello di aprire un libro a caso e trovarci uno scacciapensieri o un ricostituente, ebbene, Eureka: "con le donne accade due volte di non saper cosa dire: all'inizio e alla fine d'un amore". Basta ricordare la leggendaria lettera di Kafka dopo il tanto sospirato incontro con l'amata: "Milena, Milena, Milena, Milena... non so cos'altro aggiungere". Chi vuole risciacquarsi nelle acque dell'intelligenza, venga a bere in questo Oceano distillato aforisma per aforisma.
Una raccolta di aforismi graffianti, ironici, amari e bizzarri, di quella "specie" che fanno davvero pensare. Nello spirito mi hanno fatto ricordare quelli di due altri grandi scrittori, Ennio Flaiano e Ambrose Bierce con il suo corrosivo Il dizionario del diavolo.
"(...) aforismi, note, pensieri, goliarderie, malumori e umori, disposti a mo' di Barbanera retrospettivo e offerti al lettore. Uno zibaldone" (dalla quarta di copertina, curata, come sempre in Bufalino, dall'Autore in persona). C'è da perdersi, nel senso più gradevole del termine, in questo centinaio abbondante di pagine nel quale il grande Gesualdo ha stipato, come in un baule di ricordi, pensieri sparsi propri e altrui di varia natura, da colto cultore e da abile praticante del genere eretico dell'aforisma. Come si legge un libro così? O in ordine, seguendo la divisione interna in dodici capitoletti che prendono il nome dai mesi dell'anno, o in disordine, ad apertura di libro o alla rovescia. O, forse meglio, mescolando i due metodi, per riprodurre nel metodo ciò che per Bufalino è anche nel merito: il pendolo continuo fra senso e non-senso, tra brevitas e torrenzialità, fra vita e morte, tra serietà e gioco. E ricordandoci sempre che, parafrasando il titolo con un noto aforisma andreottiano, a pensar male si fa peccato, ma di solito ci si azzecca. "Nascere è umano, perseverare è diabolico." (p. 10) "Un'idea innaffiata dal sangue dei martiri non è detto che sia meno stupida di un'altra." (p. 13) "Guardarsi dai criptocretini." (p. 21) "Essendo stato molto vecchio da giovane, mi sia concesso da vecchio qualche lume di gioventù." (p. 26) "Morire è un inciviltà di cui, se potesse, il defunto arrossirebbe." (p. 40) "Biblioteche, musei, cineteche... Non amo che camposanti." (p. 46) "Il passato è la mia patria." (p. 58) "Uno sciocco che tace è la creatura più adorabile del mondo." (p. 76) "Curioso che ogni nostro coetaneo ci sembri, quando lo incontriamo, molto più vecchio di noi." (p. 83) "Dicono che l'uomo di Neanderthal morì perché non sapeva parlare. Noi periremo per non aver saputo tacere." (p. 102) "Avrò la forza, questa notte di san Silvestro, di buttare tutti i libri dalla finestra per uscire domani nel sole?" (p. 119)
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