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Anno edizione: 2017
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Lucien de Rubembré, il bellissimo protagonista delle Illusioni perdute di Balzac, sta per uccidersi; un prete da lontano gli si avvicina e comprende di scatto l'angoscia del ragazzo, la sua volontà; si chiama Herrera, è un ex forzato, un delinquente sotto altre vesti e altro nome. E alla fine lo persuaderà a non farlo raccontandogli questa storia, l'incredibile destino del mangiatore di carta. Tuttavia la lascerà sospesa, non la concluderà, e quando il narratore chiede a Balzac (dopo che "l'Omero della borghesia", il "Romanzo fatto uomo" lo riceve in casa) perché ne abbia lasciato tronco il proseguimento, si sentirà rispondere da Honorè: "Ci sono storie che assomigliano ai pesci: la testa magari è bella, ma la coda lascia a desiderare". E' tutto qui il bellissimo segreto che avvolge questa storia, un fantasioso e folle giallo nelle interiora di un vizio, di un'ossessione, un uomo che ama divorare faldoni e corrispondenze fino a rendersi "gonfio come un cuscino di piume d'oca", e che vivrà sulle braci di questa stranezza un destino più che inconsueto: lussi, agi, favori, ma anche il processo, il carcere e l'evasione, fino alle stanze più luccicanti della corte russa. Peripezie incredibili di uno dei tanti riflessi abnormi e sontuosi della vita e del genio di Balzac, un vero Dio della ghiottoneria autentica, del mangiare più che prolifico, del Cibo elevato a rito, a ordine superiore. Il racconto segue le gesta di Biron - il protagonista - attraverso spunti e suggestioni di ogni tipo, fra indagini e dilemmi su cui si stenta a far luce, e a tal punto che, cercando di capirne qualcosa, verrà chiamato a offrirne lumi persino il padre di Swedenborg, lì alla corte di Svezia, dove Biron è scrivano. Una passione inspiegabile, malattia e fascinazione mescolate nel gorgo delle pagine. Balzac ci divora ancora i pensieri con le sue fauci possenti, immenso Padre della letteratura come nessuno. Non resta che abbandonarsi nelle sue braccia come devoti della sua Infinitezza.
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