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Pochi eventi storici hanno destato nella fantasia collettiva un impatto analogo alla disfatta napoleonica nella campagna di Russia. Come spesso succede, ciò è stato reso possibile anche dall'arte: il tolstojano 'Guerra e pace' consegna ai secoli la più vivida e quindi anche la più influente fra le sue rappresentazioni. La caduta dell'Imperatore dei francesi ci appare così spiegata con la somma di due tòpoi narrativi sempre molto efficaci: da un lato, la giusta punizione divina contro l'hybris dell'uomo; dall'altro, la riscossa della nazione oppressa. La santità del popolo russo ha vinto contro il demonio francese, come vincerà più di un secolo dopo contro il demonio tedesco. È l'illusione narrativa, che tanto nei poeti quanto negli storici inietta la convinzione di come le cose non potessero andare come sono andate effettivamente, e che una forza superiore governi ogni cosa - sia essa un Dio intelligente o una cieca materia. Tolstoj non si chiede ad esempio per quale ragione la superbia di Napoleone sia punita solo quando questi mette piede in Russia, come se prima di allora egli fosse stato umile e quindi impunibile. Né si chiede se i popoli che hanno subìto la conquista francese senza poter reagire siano stati puniti a loro volta per la mancanza di fede. Ma Tolstoj è uno scrittore. Il problema è che a non porsi certe domande sono stati gli storici di professione. Non solo i russi: anche i francesi, repubblicani quando non repubblichini, preferiscono raccontare a se stessi la vulgata della punizione divina sul capo del tiranno. Malcelata ammirazione: da Achille in poi, la caduta è un elemento imprescindibile nella definizione dell'eroe. Il saggio di Adam Zamoyski è un piccolo capolavoro. Attraverso una vastissima consultazione di testimonianze dell'epoca, tra diplomatici, militari e semplici civili, ricostruisce le vicende del 1812 quasi in presa diretta, fuggendo ogni mitizzazione. Abbiamo un affresco affascinante e per certi versi commovente. Un must read.
Ho trovato, dopo lunghe ricerche, il manoscritto del Diario ("Diario 1807-1815.Durante il regno di Gioacchino Murat") di ca. mille pagine, di un mio concittadino, Giuseppe Mallardi(1788-1840), e l'ho anche trascritto interamente. E' di un interesse storico eccezionale tanto che l'Amministrazione comunale ha deliberato di procedere alla pubblicazione integrale e intende anche progettarne la lettura nelle scuole. Peccato che l'autore di "Marcia fatale" non abbia potuto conoscere quanto annotato giorno per giorno dal giovane Mallardi durante la tragica ritirata di Russia, compreso il salvataggio di Napoleone nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1812, da un assalto dei cosacchi ad opera del reparto di cavalleggeri italiani della Guardia d'Onore di Gioacchino Murat, comandato dal tenente Mallardi, poi insignito della Legion d'Onore insieme ai 27 superstiti. L'episodio di quella notte è noto soprattutto a chi conosce bene le terribili vicende di quei giorni. A me sembra che Zamoyski avrebbe potuto trarre molti altri interessanti spunti ove avesse potuto conoscere il contenuto del Diario Mallardi. Chissà che non possa tornare utile per un'altra edizione, magari implementata con opportune cartine dei luoghi. C'è qualcuno che può aiutarmi a mettermi in contatto con lo scrittore per fargli conoscere anche questo Diario? Grato per l'attenzione. Carlo De Luca Polignano a Mare (Ba)
Ho letto i due commenti precedenti il mio prima di comprare il libro.Premetto che sono un appassionato della materia e sono iscritto al Souvenir Napoleonien.Scrivo oggi dopo averlo letto.Certo,e'abbastanza incomprensibile la scelta della UTET di non allegare nessuna cartina o grafico dei o delle 32 nell'edizione originale(a parte quelle nei risguardi,complessive)ma non ho trovato la minima difficolta'a seguire il corso del libro che nell'intenzione dell'autore(e lo dice)non era quello dell'opera esaustiva dei vari scontri militari ma l'esperienza umana,dal condottiero al soldato umile,compresi un numero rilevante di cittadini di entrambi i campi in lotta ed un numero pressoche eguale di memorie,libri di ricordi ecc.E'un affresco bellissimo,un libro chiaro nel linguaggio e commovente oltre che esaltante.Come dice Beevor nei giudizi sull'opera "un libro notevole in tutto e per tutto" o come un altro giudizio che ribadisce che e'un volume"con un magnifico esempio di storia narrata"Sono molte le opere che possiedo sulla campagna del 1812,con tante cartine,grafici e..noiosissimi.Tra le opere moderne(cioe'ancora in vendita)che consiglio,Marcia fatale e'senza dubbio una di quelle. Veramente un bellissimo libro.P.S. gli scontri sul campo occupano,nella descrizione,poche righe e non c'e'nulla che impedisca ,ribadisco,la comprensione del libro che proporrei come miglior libro di storia dell'anno,anche se,ripeto,risulta incomprensibile la scelta dell'editore.Grazie
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