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Un tomo corposo, questo di Giulio Busi, di ben 347 pagine nell’edizione del Corriere della Sera. Il Milione, nato quasi per caso nelle carceri genovesi per un dialogo tra Marco Polo e Rustichello da Pisa, nel 1298, non è solamente il più famoso libro di viaggi della storia occidentale. Quello che lo rende unico è lo sguardo di Marco. Uno sguardo profondo, il suo, preciso come un registro mercantile, capace di tener conto anche dei dettagli più minuti. E’ la cronaca, tra magia, leggenda, realtà e antropologia, del grande viaggio compiuto nella seconda metà del XIII secolo da Marco Polo nella Cina di Kublay Khan, il nipote di Gengis Khan, il Signore dei Tartari. Passerà ben 17 anni alla corte del Khan e avrà anche incarichi di prestigio in tutta la nazione mongola, non solo come ambasciatore ma pure come agente di riscossione delle tasse, lavoro che eseguirà con scrupolosità e onestà. In questo periodo visiterà città fantastiche e scoprirà la setta degli "assassini", gli usi e le crudeltà di una civiltà raffinata, la carta moneta, le avventure di viaggio, la nostalgia della patria, il timore di non essere creduto. Sul letto di morte, per timore di non esser creduto, asserirà: eppur vi ho raccontato solo metà di quanto ho visto e vissuto. Valido testo da leggere anche se qua e là è un po’ troppo verboso e spesso ha anche frecciate ironiche nei confronti di quanto scritto da Marco Polo, credo ben poco giustificabili.
Forse Marco Polo non è mai stato in cina, forse l'ncantevole Milione e un capitolo di quello sterminato libro di favole orientali che l'occidente è andato tessendo durante i millenni, una favola interminabile, giacché l'oriente non ha confini né fondo né conclusione. In questo libro che un viaggio di vita l'oriente diventa un'allucinazione così costante è definita, da farsi poco alla volta continente, spazio della storia, idea dell'uomo. E questo transito di morte, pietroso nelle sue vesti così elaborate che ci porta al confine della Sapienza tra un continente e l'altro. È un gioco in figura da animale sotto le vesti di un letterato, ve lo consiglio vivamente. Un ottimo saggio.
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