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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2023
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Dickens in America. Dickens che anticipa Conrad. Dickens nella sua forma migliore. Serve altro?
Mi permetto una lieve correzione al precedente commento. Martin Chuzzlewit non è l'ultimo romanzo di Dickens, ma uno tra i primi (il sesto) precedente anche a David Copperfield. Detto questo, è uno dei miei preferiti. I malvagi (una specialità di Dickens) nelle due categorie di malvagi imbecilli e malvagi perfidi, sono ampiamente presenti. Anche di buoni, suddivisi tra buonissimi, scapestrati, sciocchini ed angelici, ce n'è a bizzeffe. L'unica parte, a mio modo di vedere, un po' sopra le righe è il racconto del viaggio negli Stati Uniti del protagonista. Gli americani vengono descritti come provvisti di un'imbecillità totale, senza l’ironia affabile riservata ai loro colleghi inglesi. Circola in queste pagine un'animosità astiosa e irritante nella sua monotonia: viene il sospetto che ad alimentarla non siano state estranee le edizioni pirata dei suoi romanzi, non troppo propense a saldare i diritti d'autore, con un oceano di mezzo.
Ricco di spunti autobiografici questo è forse e giustamente il più famoso dei romanzi di Dickens perché è il suo ultimo. Lo sfondo sociale è ampiamente rappresentato da un assortimento umano variegato e di eccellenza. Non sto ad elencare i personaggi ma essi sono non solo i degni rappresentanti della società dell’epoca, bensì sono divenuti degli archetipi. Anche se ambientato all’ inizio dell’epoca moderna in cui debolezza, miseria, ingenuità hanno iniziato ad essere sfruttati da persone subdole e brutali, questo romanzo rappresenta infatti un vero pezzo di vita, dove il bene e il male, l’ingegno e l’idiozia, il successo e la disfatta, la gioia e il dolore sono equamente distribuiti. Lo consiglio.
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