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Fluido, innovativo, divertente ed esauriente. I continui riferimenti alle neuroscienze sono ben ponderati e comprensibili anche ai neofiti del campo. Un gran bel libro.
Un libro che lascia davvero qualcosa di buono e di innovativo, se considerato a tanta robaccia oggi in giro. A metà tra psicologia, sociologia, riflessioni, crescita morale, personale e intellettuale, possiamo giudicare questo libro un vero e proprio capolavoro. Non è un romanzo sulle avventure di Sherlock Holmes, ma un romanzo che prende spunto da esse per spiegare il ragionamento del più grande Detective mai esistito. Va al di là del semplice testo, al di là della semplice storia, analizzando a fondo gli aspetti del ragionamento e della personalità sia di Holmes che di Watson. Ci fa capire gli errori comuni della gente, i vari approcci e cosa fare e non fare. Ovviamente le basi sono motivazioni e pratica (e lo si capirà meglio leggendo il testo), qualità essenziali in ogni lavoro e passione che si rispetti. Mai banale nè prolisso. Ottima traduzione. Non dò il massimo perchè, a mio avviso, ci sono due punti di debolezza: i continui riferimenti alle storie di Holmes; giusto, nonchè ovvio, però alla lunga può risultare leggermente fuorviante per chi non le ha lette (e non può reperirle). sarebbe opportuno, infatti, leggere tali opere, o dei riassunti, per capire meglio le trame nella loro interessa. Con i frammenti presi come spunto nel libro a volte alcuni particolari sfuggono e noi ben sappiamo (o sapremo) che proprio i particolari sono gli elementi fondamentali in ogni cosa! Seconda "nota" dolente (parere personale): svariate volte l'autrice ci dice che tutti abbiamo le stesse qualità, doti, e che il tutto sta nel fare pratica, usarle, per raggiungere ottimi livelli (un po' come fa holmes). A mio avviso non è (sempre) così: la pratica e la motivazione sono alla base di ogni apprendimento serio, ma il genio è innato, è raro, ma esiste. c'è chi può fare delle cose meglio di altri. avrà anche lui i suoi limiti e ci metterà passione e motivazione. ma il livello del genio non potrà mai essere raggiunto neanche dal migliore dei motivati e / o praticanti
Sublime, razionale, preciso. Non leggevo un libro cosi pratico e intelligente da almeno 10 anni. Complimenti
Recensioni
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Se provate a pronunciare il nome di Sherlock Holmes senz’altro vi verranno in mente una serie di immagini: la pipa, il berretto da cacciatore, il mantello, il violino, il profilo aguzzo, o forse una delle grandi stelle del cinema che negli anni hanno vestito i suoi panni. Qualunque cosa stiate pensando senz’altro l’immagine dello psicologo non è inclusa… Eppure sarebbe ora che lo fosse…
Il personaggio di Sherlock Holmes, creato più di un secolo fa dal medico scozzese Arthur Conan Doyle, incarna un paradigma. Non si limita a risolvere con l’arguzia i casi di omicidio rimanendo comodamente seduto nel suo confortevole appartamento al 221B di Baker Street, ma usa uno schema di pensiero, quello scientifico, logico e deduttivo, per interpretare l’oscura materia nebbiosa della malavita londinese.
È questo il segreto del fascino ininterrotto e inarrestabile di Holmes: è il perfetto portavoce della rivoluzione scientifica sfociata nei tempi moderni. Nel 1887 Arthur Conan Doyle inventò una figura del tutto inedita e a suo modo rivoluzionaria. Un uomo che usa il cervello in maniera attiva e partecipata, osservando e non semplicemente “vedendo” quello che lo circonda, annotando mentalmente ogni minimo particolare, registrando un’infinità di dati, ricordando scenari passati e collegando questi ricordi per leggere il presente. Applicare il metodo scientifico al pensiero significa comprendere, inquadrare il problema, osservare, ipotizzare, verificare e dedurre, infine ripetere. Holmes lo fa ogni volta che si trova davanti alla scena di un crimine, conduce la sua indagine come se fosse un esperimento: osserva, ipotizza, verifica, deduce, ripete. Fa quello che ognuno di noi dovrebbe, e potrebbe fare, al cospetto di ogni enigma quotidiano, come cambiare lavoro o scegliere una nuova lavastoviglie.
Quello che appare evidente alla lettura di questo interessantissimo saggio, scritto da una nota psicologa laureata a Harvard e dottoranda alla Columbia University, è che questo procedimento di interpretazione della realtà, quello che ogni volta, alla fine, fa sembrare “elementari” anche le situazioni più intricate, si può imparare, coltivare e applicare.
Come? Sfruttando appieno le possibilità che ci offre il nostro cervello. Ad esempio, una delle caratteristiche tipiche della personalità di Sherlock Holmes è il suo proverbiale scetticismo. Di fronte a un qualunque evento Holmes anziché assimilare pedissequamente il dato, lo mette prima di tutto in dubbio. Questa attività non è affatto naturale per il nostro cervello, che tende per lo più a semplificare le situazioni difficili e preferisce dire “sì” piuttosto che “no”. Il cervello opera attraverso un doppio sistema: il primo è rapido, intuitivo, reattivo, in costante allerta. Non richiede un particolare sforzo di pensiero e per questo viene utilizzato nella maggior parte delle nostre attività senza che ne siamo neanche coscienti. Solo in pochi casi viene chiamato ad agire l’altro sistema, quello logico, molto più utile ma molto più costoso in termini di sforzo cognitivo. Solo se qualcosa cattura davvero la nostra attenzione iniziamo ad usare il sistema più attento, riflessivo, distaccato. Holmes o Watson? Ragione o impulso? Quasi sempre è il metodo di Watson a prevalere nella nostra vita quotidiana, ma grazie a questo libro sarà il metodo Holmes ad avere la meglio d’ora in poi.
Un saggio scientifico altamente divulgativo e godibile. Partendo dalla prima avventura poliziesca con protagonista Sherlock Holmes, Uno studio in rosso, Maria Konnikova rivela tutte le chiavi di lettura del suo metodo, le ragioni che lo inducono a cercare in una direzione piuttosto che in un'altra e ci insegna ad attivare quella parte di noi che forse neanche sognavamo di avere: una mente arguta, riflessiva, capace di risolvere anche l’intrigo più difficile.
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