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Anno edizione: 2017
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La realizzazione della tecnica direi. Il libro offre spunti per un'analisi sociologia su come sia cambiato il lavoro. Si parte analizzando le catene dei fast food tra le più famose al mondo tra cui Mcdonald. Si parla di come il lavoro sia cambiato negli ultimi vent'anni, l'automatizzazione e di come il cliente al posto di essere servito faccia ormai parte del processo di "mcdonalizzazione" ossia il diventare parte integrante di un meccanismo di self service. Non solo ma l'analisi va a fondo anche sulla vita quotidiana: dalle casse automatiche al supermercato fino al bancomat. Il trionfo della razionalizzazione dells società dove appunto vince la famosa "era della tecnica". Analisi molto approfondita per un piccolo pamphlet.
Il testo si sofferma sull'eccessiva automazione del sistema produttivo adottato dai colossi commerciali del fast food. La ferrea burocratizzazione del processo alla base di holding come appunto Mcdonald's (da cui si prende spunto usando il neologismo mcdonaldizzazione) porta al paradosso di ottenere lavoro gratis dagli stessi consumatori, i quali inconsapevolmente effettuano ad esempio il lavoro di pulizia quando finiscono di mangiare e gettano i rifiuti in un cassonetto. Un altro aspetto messo in evidenza è l'omogeneizzazione delle abitudini alimentari indotte da queste catene mondiali di fast-food, le quali impongono in ogni nazione e in ogni continente gli stessi prodotti da mangiare, con la conseguenza di danneggiare le imprese locali e le abitudini alimentari legati al territorio. La consiglio vivamente come lettura in quanto grazie alla veloce lettura di un libricino di appena una quarantina di pagine si riflette sul cinismo messo in atto dal sistema produttivo di mcdonald's e company sulla base della celebre catena di montaggio di ''fordiana'' memoria, ove ogni singola azione avviene secondo i principi di controllo, efficienza e prevedibilità.
Efficienza, calcolabilità, prevedibilità, controllo e razionalità sono le cinque regole fondamentali che Ritzer attribuisce alla strategia produttiva dei McDonald’s, esemplificandole in concetti-chiave che mettono in luce gli effetti negativi di questo sistema industrializzato dell’alimentazione. Esso comporta la produzione di cibo poco controllato e di scarsa qualità, altamente calorico; una omologazione del gusto nell’arredamento e nell’abbigliamento del personale, volgarmente spersonalizzante; l’impoverimento dell’interazione verbale con i clienti e tra i clienti stessi; l’automazione del processo di cottura e la velocità del servizio per ottimizzare il profitto; l’allevamento in batteria di polli e mucche per soddisfare la richiesta di materie prime; l’inquinamento ambientale; la sparizione delle piccole imprese locali. «In conclusione, l’intero sistema è disumanizzante. Lo è lavorare in un fast food, perché si è costretti a seguire un copione stabilito da altri e non ci si può esprimere liberamente, e lo è mangiarvi, perché non ci si può godere in pace il proprio pasto, ma bisogna ingurgitare il cibo in pochi minuti o, peggio ancora, farlo nella propria automobile». In questa programmata omogeneizzazione globale, diventiamo tutti, secondo George Ritzer, “prosumers”, cioè insieme produttori e consumatori, poiché sia pranzando da Mc Donald’s, sia acquistando da Amazon, sia prelevando da un bancomat diventiamo agenti insieme attivi e passivi del processo economico: «svolgiamo infatti a titolo gratuito un lavoro di cui prima era incaricato un dipendente» (cameriere, commesso, bancario). Sfruttiamo e siamo sfruttati in un mondo post-umano, post-sociale, prono ai grandi interessi delle multinazionali.
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