L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
La disordinata esplosione di talenti narrativi che corrispose in Germania alla fine del disastroso conflitto mondiale è assai complessa: alla prima generazione (viene subito alla mente Il tamburo di latta di Günter Grass) una seconda è seguita, intorno agli anni settanta, mentre è operativa, oggi, la terza, animata da giovanissimi. Elena Agazzi è riuscita probabilmente a identificare la formula mediante la quale quella situazione arruffata promette di trovare una sistemazione: è alla funzione della memoria in rapporto allo "scandalo" di una guerra condotta dal Terzo Reich oltre il limite del genocidio che si deve guardare come a un parametro indispensabile per la valutazione ideologica ed etica di testi per lo più autocollocantisi all'esterno della dimensione estetica convenzionale. Ben si vede quanti problemi convergano in questo affollatissimo campo visivo: il rischio di una "revisione" degli schemi storici ormai stabilizzati e in qualche caso parzialmente logori; la standardizzazione del prodotto narrativo indotta dalla pressione di un'opinione pubblica governata dai media; la tentazione di sostituire conati di anarchia formale alle convenzioni espressive vigenti: tutto ciò che è espresso, insomma, dalla parola d'ordine di questi ultimi anni, Vergangenheitsbewältigung, quel "superamento" del passato che si potrebbe anche leggere come "controllo" del passato includendo, in certi casi, un sospetto di cattiva coscienza. Appoggiato a un organico svolgimento diacronico, il saggio di Agazzi registra una serie di fasi che si succedettero via via, dall'accumulo di materiali nella memoria collettiva al tentativo di rimuovere il peso dell'esperienza storica, infine all'instaurarsi di quella percezione che viene definita, negli autori d'oggi (i nomi, ancora poco conosciuti da noi, sono quelli di Tanja Langer, Jens Sparschuh, Judith Kuckart, Marcel Beyer), come vistosa "ossessione". Nelle ultime pagine l'autrice ravvisa nella camminata dei gamberi metaforizzata dall'ultimo romanzo di Grass ("fingono di camminare all'indietro scartando di lato, eppure avanzano con una certa rapidità") un suggerimento decisivo, appunto, per la generazione che si sta affacciando sulla scena del nostro tempo, "completamente schiava di un sistema di comunicazione che simula la costruzione di una memoria collettiva, ma sostanzialmente isola le coscienze e ne abbandona i fruitori al loro destino".
Giorgio Cusatelli
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore