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La memoria ritrovata. Tre generazioni di scrittori tedeschi e la coscienza inquieta di fine novecento - Elena Agazzi - copertina
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La memoria ritrovata. Tre generazioni di scrittori tedeschi e la coscienza inquieta di fine novecento - Elena Agazzi - copertina

Descrizione


La "scandalosa" innocenza dell'infanzia nazista nel romanzo di Martin Walser; il pietismo disperato nella saga famigliare di Dieter Forte; la lotta contro l'oblio di W.G. Sebald, autore dello straordinario Austerlitz; l'accentuazione autobiografica, nell'opera di Hans-Ulrich Treichel; il faccia a faccia di Michael Kleeberg con la Storia con la "s" maiuscola; il superamento del passato come preciso impegno di documentazione e consapevolezza che anima le voci di Tanja Langer, Jens Sparschuh, Judith Kuckart e Marcel Beyer. Seguendo tre generazioni di scrittori tedeschi del dopoguerra, Elena Agazzi svolge il filo della coscienza di un popolo chiamato al giudizio sul misfatto nazista. La vergogna che si fa condanna senza mai rinunciare a capire.
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Dettagli

2003
1 gennaio 2003
176 p.
9788842490203

Voce della critica

La disordinata esplosione di talenti narrativi che corrispose in Germania alla fine del disastroso conflitto mondiale è assai complessa: alla prima generazione (viene subito alla mente Il tamburo di latta di Günter Grass) una seconda è seguita, intorno agli anni settanta, mentre è operativa, oggi, la terza, animata da giovanissimi. Elena Agazzi è riuscita probabilmente a identificare la formula mediante la quale quella situazione arruffata promette di trovare una sistemazione: è alla funzione della memoria in rapporto allo "scandalo" di una guerra condotta dal Terzo Reich oltre il limite del genocidio che si deve guardare come a un parametro indispensabile per la valutazione ideologica ed etica di testi per lo più autocollocantisi all'esterno della dimensione estetica convenzionale. Ben si vede quanti problemi convergano in questo affollatissimo campo visivo: il rischio di una "revisione" degli schemi storici ormai stabilizzati e in qualche caso parzialmente logori; la standardizzazione del prodotto narrativo indotta dalla pressione di un'opinione pubblica governata dai media; la tentazione di sostituire conati di anarchia formale alle convenzioni espressive vigenti: tutto ciò che è espresso, insomma, dalla parola d'ordine di questi ultimi anni, Vergangenheitsbewältigung, quel "superamento" del passato che si potrebbe anche leggere come "controllo" del passato includendo, in certi casi, un sospetto di cattiva coscienza. Appoggiato a un organico svolgimento diacronico, il saggio di Agazzi registra una serie di fasi che si succedettero via via, dall'accumulo di materiali nella memoria collettiva al tentativo di rimuovere il peso dell'esperienza storica, infine all'instaurarsi di quella percezione che viene definita, negli autori d'oggi (i nomi, ancora poco conosciuti da noi, sono quelli di Tanja Langer, Jens Sparschuh, Judith Kuckart, Marcel Beyer), come vistosa "ossessione". Nelle ultime pagine l'autrice ravvisa nella camminata dei gamberi metaforizzata dall'ultimo romanzo di Grass ("fingono di camminare all'indietro scartando di lato, eppure avanzano con una certa rapidità") un suggerimento decisivo, appunto, per la generazione che si sta affacciando sulla scena del nostro tempo, "completamente schiava di un sistema di comunicazione che simula la costruzione di una memoria collettiva, ma sostanzialmente isola le coscienze e ne abbandona i fruitori al loro destino".

Giorgio Cusatelli

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