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Pragmatica cognitiva psicologia ingenua modularità: sono queste le tre direttrici alla cui intersezione si colloca il nuovo libro di Massimo Marraffa e Cristina Meini. Che la psicologia ingenua – la capacità di interpretare se stessi e gli altri come agenti intenzionali quindi come soggetti che agiscono sulla base di stati mentali quali credenze e desideri – giochi un ruolo chiave nelle interazioni comunicative risulta evidente non appena si rifletta sulle nostre conversazioni quotidiane. Alla domanda Mi puoi passare il sale? nessuno di noi risponderebbe semplicemente Sì piuttosto porgeremmo la saliera al nostro commensale. Per fare questo per inferire cioè dal significato letterale di un enunciato il significato inteso dal parlante è indispensabile tenere conto degli stati mentali dell'interlocutore: per tornare al nostro esempio non comprendere che una domanda può essere l'espressione di un desiderio significa non essere in grado di identificare quell'atto comunicativo come una richiesta.
Attraverso la discussione di un ampio spettro di dati sperimentali i due autori argomentano a favore della natura modulare della psicologia ingenua: essa cioè non sarebbe altro che un modulo o meglio un macromodulo un insieme di meccanismi che operano in maniera relativamente indipendente ciascuno specializzato nella produzione di specifiche rappresentazioni di stati intenzionali. Essa costituirebbe inoltre un tipico esempio di modulo darwiniano un meccanismo evolutosi grazie alla sua funzione adattiva in risposta alla necessità incontrata dai nostri progenitori di gestire relazioni sociali sempre più complesse.
Ora se è vero che le nostre abilità comunicative dipendono dal possesso di questa capacità proprio esse possono costituire il terreno a cui estendere e su cui verificare la bontà dell'ipotesi modularista. In altre parole come suggeriscono gli autori le inferenze pragmatiche che compiamo nel corso dei nostri scambi comunicativi non sarebbero altro che il prodotto di un modulo dedicato facente parte del più ampio sistema modulare su cui si fonda il ragionamento psicologico ingenuo.
Particolarmente promettente sembra essere lo studio dell'apprendimento infantile del lessico. Se infatti le spiegazioni associazionistiche sono insufficienti per rendere conto di molti suoi aspetti caratteristici la teoria modularista sostenuta dagli autori fornisce invece una spiegazione plausibile soprattutto sotto il profilo evolutivo di questo fenomeno: postulando la maturazione successiva di una serie di capacità proto-psicologiche essa riesce infatti a spiegare come il bambino possa iniziare a comprendere il significato referenziale di un termine pur senza possedere una psicologia ingenua pienamente sviluppata e arricchire in seguito le proprie competenze lessicali mano a mano che le sue abilità di psicologo ingenuo si fanno più sofisticate.
Il libro ha il pregio di riuscire a ricomporre in un quadro unitario un'ingente mole di dati sperimentali fornendoci un'immagine chiara e articolata dei temi e problemi che si situano all'intersezione fra tre ambiti di ricerca della scienza cognitiva. Le ipotesi avanzate nella seconda parte del libro qui brevemente esposte sono anticipate inoltre da una lunga e dettagliata discussione della nozione di modularità. In ciò sta sicuramente un altro aspetto meritevole di questo lavoro quello di non lasciare inevasa una volta tanto la domanda riguardo alla natura delle facoltà teorizzate ma di discutere invece in modo esaustivo perché una nozione come quella di modulo possa e anzi debba essere adottata anche a proposito di processi cognitivi centrali come il ragionamento ingenuo e la comunicazione: perché la nostra mente sia davvero una mente modulare.
Daniela Tagliafico
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