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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2020
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo romanzo breve racconta la quotidianità di una giovane coppia di quarantenni senza figli: Petra e Paolo Lunare (omaggio al primo romanzo di Tommaso Landolfi “La pietra lunare”, pubblicato nel 1939). Sposati da quindici anni e insieme dalle scuole superiori, ciò che maggiormente li teneva uniti era la sorte comune, una cosa molto personale che si erano confessati l’un l’altra: erano entrambi orfani (p.23). Paolo di padre, Petra di madre. Una lampada, concepita da Paolo come regalo per il quindicesimo anniversario di matrimonio e ideata attraverso gli schemi del sudoku (suo hobby), lo porta agli antipodi delle sue intenzioni. Non riproduce, infatti, la luce solare, ma una luce fredda e fioca (lunare appunto) che svela segreti, bugie e omissioni affastellate nel corso di una vita e in cui la coppia, legata da un rapporto apparentemente solido, è invischiata e prigioniera. La lampada migliore attore non protagonista del romanzo, come scrive Giuseppe di Matteo sul Corriere del Mezzogiorno, rivelerà quell’amore che da sempre li accompagnava ma che era stato offuscato dal logorio delle “cose non dette”. La struttura del testo, diviso in tre parti, ci mette di fronte all’interiorità di ciascun personaggio e ai loro personali punti di vista: ogni capitolo, infatti, è dedicato alternativamente a Petra o a Paolo, o a entrambi. Cristò usa un espediente narrativo originale, che intenzionalmente non vi svelerò, per raccontare due vite vissute nella menzogna. Attraverso un realismo oscillante tra fantastico e magico, l’autore s’interroga sul ruolo che possono avere bugie e omissioni nei rapporti umani e in che misura ambedue possano intaccare, negativamente, gli equilibri di coppia. Ci vuole più coraggio a dire la verità o a mentire? La verità è sempre necessaria? Si può pretendere verità da chi ti sta di fronte se tu stesso menti costantemente? E’un libro delicato e struggente in cui ogni pagina è una scoperta. Lo consiglio vivamente!
Dopo "Restiamo così quando ve ne andate" Cristò riesce ad affinare la sua bravura. Questo romanzo tiene insieme la tenerezza e le contraddizioni dei rapporti umani, il quotidiano avvicendarsi delle giornate e una punta di metafisica che rende le pagine un piacere, una carezza da cui non ci si vuol separare. Davvero consigliato.
Paolo e Petra si apprestano a festeggiare il quindicesimo anniversario di matrimonio. Da tre anni Paolo trascorre le sue serate in garage e si mette a letto quando la moglie già dorme. Ufficialmente ha l’hobby dell’elettrotecnica, ma in realtà sta lavorando al regalo perfetto: una lampada capace di riprodurre «la luce del sole così com'è». Il risultato finale però è ben diverso da quello sperato e la lampada farà luce su segreti che erano rimasti nascosti per troppo tempo, mescolando tutte le carte. Cristò ha una scrittura asciutta ma si diverte a giocare con le parole. Riesce ad accostare con sapienza l’elemento fantastico all'introspezione dei personaggi; tant'è vero che, nonostante la brevità del romanzo, è impossibile non immergersi completamente nella storia, entrare in pieno contatto con i protagonisti e soprattutto non commuoversi alla fine. Da leggere assolutamente.
Recensioni
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Un uomo vaga in un parco, di notte, con una lampada in mano, in cerca di ombre. Potrebbe essere un incipit un po’ stereotipato di un racconto horror, e invece si sta parlando di Paolo Lunare, protagonista – insieme alla moglie Petra – di questo meraviglioso romanzo.
Paolo Lunare è sposato con Petra da quindici anni quasi, e stanno insieme praticamente da sempre, si può dire dal primo giorno di liceo. Sono cresciuti insieme, hanno fatto sempre tutto insieme, sono uniti e si amano di un amore onesto e profondo, resistente e solido.
Così Paolo decide di fare un regalo alla moglie per il loro anniversario: vuole regalarle una luce che rischiari l’ambiente come se fosse la luce del sole. Paolo, alla moglie che ama di un amore così limpido e sincero, vuole regalare la Luce. Qualcosa però va storto, in un certo senso: la Luce che Paolo Lunare progetta per la moglie non si rivela essere una semplice luce naturale, ma un varco verso le ombre, gli spiriti, i cari che non ci sono più. Così comincia la scoperta di Paolo e Petra verso le pieghe nascoste dei rapporti umani.
Il romanzo ha una scrittura semplice, che non si impegna in slanci eccessivi o ridondanti, ma che si “limita” ad illustrare gli eventi e i personaggi. Non c’è bisogno di una scrittura macchinosa e piena di fronzoli quando la storia è così forte.
Le metafore di luce e ombra si incontrano per dare vita a uno scenario sovrannaturale, ma veritiero: la vita e i rapporti umani, che sono l’unica cosa che ci rimane alla fine dei nostri giorni, sono sì inondati di luce ma, proprio per questo, hanno delle ombre dietro di loro che non possiamo ignorare. E più ignoriamo la possibilità che possano esserci bugie, tradimenti, omissioni, più queste ombre crescono e rischiano di ingoiarci, facendoci perdere di vista l’amore che proviamo per le persone care.
Cristò ha scritto una storia che ha i caratteri di un girone dantesco, dove i morti espiano i loro tormenti e sono costretti ad affrontare le loro faccende irrisolte. Presto ci si rende conto, però, che nessuno si salva dai propri tormenti: tutti abbiamo un segreto, una bugia, qualcosa che sappiamo che non avremmo dovuto fare, e questa cosa ce la trasciniamo dietro come un macigno, lasciando che i rapporti si logorino e i silenzi si impadroniscano della quotidianità.
Paolo e Petra si amano, ma la loro storia ci parla della difficoltà di dirsi tutto: è difficile essere noi stessi con chi amiamo, perché temiamo che essere noi stessi non sia abbastanza, che finiremo per deludere. Così mentiamo, omettiamo, diciamo cose che non sono né verità né bugia, nella speranza che nessuno mai venga a chiederci il conto.
Questo romanzo però – grazie alla sua scrittura dolce, sensibile, delicata, che non accusa e non giudica nessuno – ci parla anche di come l’amore possa sopravvivere al silenzio, al male che ci si fa in una vita intera (perché sì, si finisce sempre per farsi del male), se uno ha il coraggio di accendere di nuovo la luce, guardare le ombre e affrontarle insieme, perdonando e perdonandosi.
di Clelia Attanasio
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